Non c’è più niente,
spaventa dirlo:
ci si aspetta, in fondo, sempre qualcosa
anche dai pianerottoli in cui non passa qualcuno da tempo.
Il via vai interrotto non lascia sgorgare nessuno;
e non che fosse uno in particolare,
ma era pur sempre sapore di uomo.
Un rumorino dello stomaco basterebbe,
-non si pretende, certo, un arcobaleno con l’indaco in testa-;
intanto la civetta resta accovacciata senza volo
su un ramo inesistente.
Bellissimo niente,
di cui ci si congratula a vicenda
stringendo forme a forma di mano senza stretta.
Non c’è neanche una pianura deserta da contemplare
(e non sto parlando d’amore)!
Si potrebbe tentare una piccola petizione pro allegria o pro dolore:
chissà se in silicone li fanno però…
Per fortuna il buon Dio ha tempo, finalmente,
di rifarsi le mani:
potrebbe sporgersi a guardare,
ma non vedrebbe niente
di più che tante ossa intente a civettare,
(della civetta resta solo quello)
sulla soglia di un dirupo.
I nasi rossi li han già buttati:
nelle foto erano troppo colorati
e coprivano quel nulla tanto caro
al circo senza tende, senza risa, senza gente
in cui abitano i corpi di quello che si era,
prima che non ci fosse niente.
Alessandra Corbetta