Giovanni ha otto anni e riesce a eseguire le moltiplicazioni e le divisioni con un metodo tutto suo impiegando metà del tempo rispetto ai suoi compagni di classe. È fiero di questa sua capacità e i suoi occhi si riempiono di gioia. Un giorno la maestra gli dice che così non va bene e che dovrebbe imparare a farle esattamente come gli altri bambini: la luce negli occhi di Giovanni si spegne e, da quel momento in poi, si trascina in interminabili operazioni matematiche che lo annoiano. Comincia a isolarsi e a non trovare più gusto in niente.
In questo modo ha imparato, che le cose fatte come piacciono a lui, e comunque bene, sono sbagliate. Esagerando potremmo dire che sarà un adulto “standardizzato” cioè piegato a uno stile di vita anestetizzato, senza gioia, senza creatività. Magari potrà avere anche un lavoro ben retribuito, ma la gioia sarà difficile ritrovarla. Questo esempio può essere trasportato tranquillamente all’interno di un’azienda, di una squadra di lavoro, di un gruppo sportivo professionistico.
Dando libertà al nostro potenziale creativo potremmo risultare scomodi, soprattutto per coloro che hanno una bassa autostima e sono pigri mentalmente da non cercare di prendere esempio e di mettersi in gioco, che essi siano i nostri colleghi, capi o genitori. Il paradosso è evidente quando ripensiamo alla nostra vita passata: nasciamo tutti con un grande talento che, in qualche modo e per la maggior parte di noi, verrà appiattito. Successivamente, se abbiamo forza di volontà, è necessario affrontare un lavoro di decondizionamento che ci riporterà alla condizione iniziale. In altre parole torniamo bambini, con le nostre emozioni intatte, la nostra voglia di giocare e di conoscere. Questo è un punto fondamentale: riconoscere e valorizzare il nostro talento a dispetto di chi, magari in buona fede, ci insegna che dobbiamo tutti piegarci a dei clichè sociali che ci danno il diploma di “brava persona”. Ma poi cos’è che ci definisce una brava persona? Solo un buon lavoro, una casa, una famiglia e dei figli? Tutto quello che bisogna fare per non spegnere la nostra luce è fare quello che ci da gioia, in questo modo garantiamo una porzione della nostra gioia anche alle persone che ci stanno vicine e che ci vogliono bene. Molti sostengono che non si può fare tutto quello che ci piace, ma questo implica solo un altro concetto fondamentale: la responsabilità. Se ci da gioia infrangere le regole siamo comunque a conoscenza delle conseguenze che questo comporterà.
Prendi in mano la tua vita dunque, mentre sei spesso sotto pressione piano piano, seguendo la tua gioia, ti accorgi che tutto diventa più semplice e la voglia di sperimentare e di conoscere aumenta sempre di più. Il nostro tempo è limitato, ma si dilata o si contrae a seconda del nostro stato d’animo. E tutti noi siamo in grado, usando la creatività anziché la confusione, di generare stati d’animo entusiasmanti senza perdere la progettualità.
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Pierluigi Avolio
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