Potrei parafrasare Neruda e dire “Confesso che ho amato”.
Non mi sono mai risparmiata, nei sentimenti, ma c’è una sola volta, nella mia vita ormai non breve, della quale mi porto dietro il ricordo con precisione assoluta, la prima cena insieme, persino di quali vestiti avessi scelto di indossare, quali accessori e quali sandali.
Eravamo in pratica due sconosciuti e nulla ci univa: non la cultura, non la città, non il lavoro, non l’età eppure ricordo ogni istante, ogni gesto, ogni discorso e soprattutto, ricordo il senso di vertigine assoluta di chi ha di fronte il mare abissale e vuole buttarsi.
Certi treni, nella vita, passano una volta sola.
Qualcuno dirà per fortuna.
Chissà se è veramente così.
Fatto sta che poi ti rimangono i ricordi e quelli ritornano.
Mi è successo alcune volte nella vita, come oggi, di sentire la mancanza di qualcuno.
Una mancanza profonda, struggente.
Si perché ci i sono quei giorni che avverto un vuoto e so che qualcuno potrebbe colmarlo, ti ritrovi a pensare che potremmo essere li a guardarci e sorridere, fare l’amore o solo stare stesi in silenzio a prendere il sole.
E staremmo bene, ci sentiremmo pieni.
Così sento che è tanto più profonda questa mancanza perché questo qualcuno io lo conosco bene, conosco ogni sua singola espressione e resta indelebile nella mia mente.
Ora, ad esempio, sono certa che stia da qualche parte nel mondo a fare la sua vita, a salire e scendere dalla macchina, ad avere le sue tresche, le sue delusioni, insomma a vivere sempre sopra le righe come sa fare bene lui, perché ogni secondo perso è un battito di cuore mancato.
Mi piace anche immaginare che qualche volta gli succeda come a me adesso, che in un giorno qualsiasi gli prenda una strana irrequietezza, indefinita, mi sembra di vederlo steso su un prato, accarezzare l’erba e perdere il fuoco dell’occhio come per cercare di vedere oltre come se mi cercasse laggiù in fondo, perché sente la mia mancanza.
E non riuscendo a scorgere nulla che si chieda dove sono, e se ci sono.
E io sono qui.
Marinella