Il brivido ( II parte)

Non pioveva più , Jenny continuava a guidare come lui le aveva ordinato, nessuno aveva più parlato da quando avevano superato l’auto della polizia. ‘Alla prossima gira a sinistra’, le ordinò lui con il coltello sempre puntato nel fianco.

‘Dove stiamo andando ? Perché? “ Chiese impaurita ma senza ricevere risposta e svoltando come lui le aveva ordinato. Jenny vide spuntare un cottage tra gli alberi e, in quello stesso istante, lui le ordinò di fermarsi. Parcheggio ’  l’auto, ricordandosi dei suoi amici, scoppiò a piangere, a singhiozzare, sfogò tutta la sua tensione senza temere ripercussioni o violenza ma Willy non si turbò minimamente. Aspettò in silenzio che lei si calmasse e la fece scendere, la indirizzò verso il cottage, lui dietro di lei con il coltello puntato sulla sua schiena e con la mano sul braccio. Erano arrivati ai primi scalini quando lei tentò una via di fuga: gli calpestò il piede destro, d’istinto lui la lasciò e quel secondo di distrazione le bastò per scappare. Si inoltrò nel bosco senza sapere dove andare, l’importante era correre perché sentiva i suoi passi dietro di lei quindi doveva garantirsi una distanza sufficiente per sentirsi al sicuro. Sentiva i rami degli alberi graffiarle il viso e le erbacce che si aggrovigliavano intorno alle sue caviglie e che le complicavano la fuga ma non si arrese, incurante del bruciori e dei dolori che sentiva su tutto il corpo. Era esausta e senza forza, non sapeva da quanto tempo stesse correndo, sentiva che stava  per svenire, fece appena in tempo ad appoggiarsi al tronco di un grosso albero che la vista le si annebbiò.

L’acqua sul volto le dava fastidio, sentiva il gelo penetrarle le ossa, non ricordava cosa ci facesse lì, al freddo sotto la pioggia e con il volto nel fango. Si concentrò e i ricordi iniziarono ad emergere piano piano, si mise a sedere cercando di ripararsi il più possibile e si guardò intorno per accertarsi  di essere momentaneamente al sicuro. Si tranquillizzo’ quando si rese conto che era circondata solo da alberi. Attese che spiovesse per riprendere il cammino, non sapeva in che direzione andare ma doveva raggiungere la strada principale, di sicuro nel bosco nessuno l’avrebbe ritrovata, ad eccezione di qualche animale, quindi si fece forza ed iniziò a muoversi tra gli alberi tenendo sempre l’orecchio teso per percepire qualsiasi rumore.

Lo stomaco brontolava per la fame, aveva sete ed era stanca tanto stanca. Nella corsa aveva perso l’orologio per cui non sapeva neanche che ora fosse, si sentiva disperata ma un sorriso quasi isterico le illuminò il volto quando vide in lontananza la strada, sentiva che le forze la stavano abbandonando di nuovo ma  l’unica cosa che doveva fare era camminare e sperare di raggiungerla, sperare che qualcuno la trovasse, sperare che qualcuno la soccoresse. 

Era in stato di dormiveglia, le sembrò di vedere un uomo e gli alberi che si muovevano, forse era in un auto, forse era stata rapita, forse quell uomo sarebbe stato il suo assassino o il suo salvatore, esausta preferì chiedere gli occhi ed attendere la sua sorte qualunque essa fosse stata. 

(to be continued)

Giovanna Viola alias @GViola16 

Immagine presa dal web

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