- Ciao, sono Marcello e tu?
- Anna.
- Fino a quando ti fermi qui al mare?
- Ancora 15 giorni e tu?
- Sono il bagnino e faccio tutta la stagione. E’ un lavoretto per arrotondare, poi ad ottobre inizio l’università. Ho 19 anni e tu?
Ecco è lui, ad Anna non sembra vero che Marcello, di cui lei sa già tutto dal primo giorno alla spiaggia, stia parlando proprio con lei. Marcello (Anna fa un lungo sospiro) alto, moro e occhi blu come il mare, le racconta qualcosa di sé, le fa domande e lei, cercando di restare calmissima come se, invece di 16 anni ne avesse 20 e fosse naturale parlare con un ragazzo, risponde melodica alle domande. Ho 16 anni sono di Milano, studio al liceo classico, anche io farò l’Università ecc ecc ecc.
- Stasera vieni alla festa in spiaggia che organizziamo per Ferragosto? Si mangia e si beve e soprattutto: si balla.
- Si certo che si, a che ora vi trovate?
- Alle 9.30 e portati il costume … Mi raccomando. Scappo, scusami mi chiamano.
(Bagnino, Bagnino ma cosa aspetta a portarmi il lettino, allora!)
La signora che urla ora è stata accontentata, Anna guarda Marcello e già pensa a come dire a suo padre che stasera vuole andare alla Festa di Ferragosto sulla spiaggia.
E’ il tramonto fa l’ultimo bagno e mentre sta andando via, Marcello corre da lei per salutarla e le dice nell’orecchio il titolo di una canzone.
Il cuore in gola, le farfalle nello stomaco e, oddio cosa mi metto stasera? Le donne sono pragmatiche a qualsiasi età, corre in casa apre l’armadio e comincia a sperare di essersi portata in ferie il suo bellissimo vestitino corto nero, leggermente scollato davanti, ha fatto la valigia talmente in fretta che non ricorda più.
Mamma, mamma devo andare ad una festa stasera aiutami a convincere papà, ti prego, ti prego.
Mamma,mamma ma il vestitino nero che ho messo alla festa di Claudia? Dimmi che l’abbiamo portato?
Mamma e posso mettermi i tuoi orecchini, vero? Dai ti prego. Giuro che te li riporto interi.
Si Mami tranquilla stasera ci sono tutti anche la Claudia.
Anna è pronta, 16 anni, bellissima, un velo di lucidalabbra, il mascara e gli occhi verdi come due smeraldi.
Marcello la vede arrivare dalla spiaggia, in lontananza e pensa a quanto è carina.
La festa comincia e come promesso inizia con la canzone che le aveva sussurrato al tramonto. Sulle note dei Rem e di Everybody Hurts iniziano a baciarsi.
Arianna
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Mi hai fatto venire in mente quell’estate. Sai, quando varchi la soglia della tua adolescenza e, inevitabilmente, scopri dentro te un’emozione nuova che di solito capita sempre in quella stagione, senti proprompere nelle tue viscere una forza che ti porta a cercare un’altra intimità, te ne avvince, ti attira verso lei. E non ti spieghi tutto ciò, anche se sai che finalmente è arrivato a toccare anche te, l’innamoramento. Ciò che ti fa sentire finalmente uomo.
Tante storie mi ricordano le estati della mia adolescenza, quelle trascorse con gli amici a divertirci, dopo i sudati giorni passati a preparare affannosamente le ultime interrogazioni. Non potrò dimenticare, però l’estate di Massimo, il mio migliore amico di quei tempi.
Si era innamorato, Sabrina era divenuta la sua unica luce, si erano legati proprio all’inizio di quella stupenda estate del 1984. Presi, travolti, piacevolmente assorti nella loro prima storia d’amore. Ricordo che Massimo, ogni qual volta m’incontrava, quasi si scusava con me per non riuscire più a partecipare alle partitelle di basket, in cui da alcuni anni, insieme trascorrevamo il tempo estivo tra libri, mare e serate.
Trascorsi così, la stagione calda tralasciando Massimo, ma pensandolo spesso, di tanto in tanto lo telefonavo per sapere come procedeva la sua love story, prendendolo scherzosamente anche in giro, lui che aveva avuto il coraggio di “tradirmi”.
Giunse l’autunno. Qualche giorno prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, Massimo mi chiamò, teso, preoccupato, affranto. Mi disse solamente che doveva parlarmi. Ci demmo appuntamento al nostro solito bar, in piazza. Di lì a poco arrivai, trovandolo già lì, seduto davanti a un tavolino, con lo sguardo perso nel vuoto, testa tra le mani. “Che succede, Massimo” gli chiesi. “E’ finita, è proprio finita. Mi sono lasciato con Sabrina.”
Non avevo parole, non sapevo nemmeno io cosa chiedergli più, cosa suggerirgli, non riuscivo a trovare parole adatte da usare per confortarlo in quella circostanza, tanto era distrutto al pronunciare ciò che gli era accaduto. Mentre lo fissavo con uno sguardo rassicurante, partì dal juke box quello che da poco era entrato nelle hit parades musicali, il brano di Stevie Wonder “I just called to say I love you”…
Massimo proruppe in un pianto improvviso, intenso, emetteva tra le lacrime suoni di parole che io non comprendevo. Calmatosi, mi riferì di averle telefonato qualche ora prima, solo per poterle dire un ultimo saluto, proprio come il ritornello di quella canzone:
“Ho chiamato solo per dirti che ti amo.
Ho chiamato solo per dirti quanto tengo a te.
Ho chiamato solo per dirti che ti amo
e lo intendo dal profondo del mio cuore”
Ben
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