Chi non ha mai avuto un sabato sera finito in una sbronza colossale ed epica?
Chi non ha mai preso la macchina solo per il piacere di andare in giro senza meta in piena notte e riflettere su problemi e casini vari, e magari anche prendere delle assurde decisioni?
E ditemi che anche voi avete una canzone che rappresenta le vostre notti a girare a vuoto in macchina, perché se così non fosse allora vi consiglio caldamente di mettere il culo sul sedile, accendere il motore e iniziare a vagare, lasciando che siano la musica e la strada a portarvi chissà dove.
E chi non ha mai avuto dolori d’amore che qualche amica farà un po’ passare, senza tirare in ballo il sesso? O magari tirandolo proprio in ballo, il sesso?
Ognuno di noi ha un locale dove gira che ti rigira alla fine ci finisci davanti, entri e ti senti un po’ a casa e tutti noi abbiamo un “Mario” che da dietro al bancone appena ti vede capisce di che umore sei.
Ti ci senti a tuo agio perché davvero gli dai del tu a quel posto, ti ha visto crescere magari. Sono quelle quattro mura che se potessero parlare racconterebbero di noi più cose di quante noi stessi ne ricordiamo.
Io adoro le notti, in particolar modo quelle che assomigliano molto alla canzone di Ligabue, Certe Notti, appunto.
Le notti sono cambiate, o forse no… Forse sono le stesse di sempre, probabile che noi le percepiamo in modo diverso perché siamo invecchiati senza crescere mai del tutto, godendo appieno delle ore di buio perché è solo in quel lasso di tempo che ci sentiamo davvero noi stessi senza stereotipi a cui sottostare.
Ricordo le mie prime notti in giro con gli amici a far casino coi motorini truccati, che ogni volta che passavamo in comitiva si svegliava l’intero quartiere. Quattordicenni con lo sguardo da duro e la strafottenza dipinta sul viso, disposti a tutto pur di stare sempre al fianco degli amici, creando un muro compatto e inattaccabile.
Ricordo le prime birre, rigorosamente di nascosto, ricordo la mia prima rissa, ho un ricordo nitido e ben preciso del primo bacio dato ad una splendida morettina, ricordo le partitelle a calcetto, il primo puttan-tour appena presa la patente, il primo viaggio in macchina con quattro amici e spararci 800 chilometri per andare ad un concerto… E ricordo molte altre cose.
Tutte queste cose, tutti questi ricordi hanno un denominatore comune: la notte.
Facile capire perché io (e quelli che sono come me) le adori così tanto quelle certe notti.
Certe notti ormai non esistono più, perché mancano i protagonisti. O meglio, i protagonisti ci sono ma non sono più quelli di una volta, quelli delle “nostre” certe notti.
Allora continuo a girare sempre con quella canzone, in macchina, al buio, spesso senza meta, con la speranza nel cuore di incontrare di nuovo chi come me ha vissuto, vive e vivrà quel tempo che va dal tramonto all’alba.
@2FIRSTLINE
www.caoticipensieri.wordpress.com