Marzo 2021 – Una mattina come tante, di un qualunque giorno feriale.
La sveglia suona presto e il sonno è sempre tanto; il piumone piange perché non vuole lasciarmi andare (diciamo così va…), quindi, più per pratica che per consapevolezza, raggiungo la cucina per il caffè latte. Con una mano che sorregge la tazza e le fette biscottate nell’altra mi siedo e accendo la TV.
Mi sembra di avere gli occhi pieni di spine. Con lo sguardo perso nel vuoto, riesco a convogliare il cucchiaio alla bocca, ascoltando le notizie del TG. La voce della giornalista sembra giungermi da chissà quale meandro.
Provo a concentrarmi e, nonostante il sonno, ci riesco benissimo, purtroppo.
Forse non è l’ideale cominciare la giornata con i bollettini di guerra che propongono i mezzi di informazione in questo buio periodo storico; le notizie sono sempre catastrofiche e, oltre la triste cronaca giornaliera, le parole d’ordine non cambiano mai: contagi, terapie intensive, decessi, vaccini, incoscienza delle persone, disastro economico, ma anche, e qui provo veramente un senso di profonda nausea, speculazioni, lucro, interessi privati, sete di potere.
Ragguagli in merito, vengono rimbalzati tra programmi in cerca di ascolti, carta stampata e interviste a luminari; ognuno ha la sua verità in tasca. Teorie e supposizioni, come anche eventuali cause e colpe, lasciano il tempo che trovano.
Noi, “gente comune”, consapevolmente inconsapevoli del come, del quando e del perché, noi, pecorelle smarrite in un recinto, dentro il quale saltelliamo e scorrazziamo disordinatamente, non possiamo fare altro che stare attenti al lupo, attenendoci alle regole, per noi stessi e per gli altri, soprattutto nel rispetto di chi è in prima linea, col proprio operato quotidiano.
Con questo turbinio di pensieri in testa, mi preparo per andare al lavoro.
Sulla porta, faccio un controllo veloce in borsa…gel disinfettante, guanti usa e getta, telefono, soldi, documento, spuntino e, soprattutto, mascherine pulite, meglio averne qualcuna di scorta, non si sa mai.
Sono pronta per la battaglia quotidiana. Che la forza sia con me e con tutti noi. Amen.
Esco, finalmente.
L’aria frizzante e fresca del mattino mi accarezza il viso.
Mi guardo intorno, non c’è nessuno, tolgo la mascherina e respiro felice a pieni polmoni.
C’è profumo di primavera stamane; il cielo è di un bellissimo azzurro luminoso, il sole splende ad est, appena sopra il tratto della collina.
Gli alberi sono ancora spenti e spogli, ma l’erba sottostante comincia a riprendere colore.
Allo sbattere del portone dietro di me, gli uccellini, nascosti tra le fronde del pino poco distante, svolazzano cinguettando.
La sensazione di vita che mi arriva dentro l’anima, e che, prepotente, scaccia via i brutti, seppur realistici, pensieri di poc’anzi, mi fa quasi commuovere.
Scendo le scale e percorro il vialetto, con lo sguardo e i sensi che vogliono fare il pieno di tutto ciò che riescono ad inglobare in quei pochi minuti.
Scorgo una piccola macchia di colore nell’aiuola e velocemente realizzo che c’era anche ieri, ma, con la solita fretta tiranna, non le avevo dato importanza. Mi avvicino e, tra le erbacce secche e disordinate e il fogliame della siepe, mi trovo ad ammirare una piccola meraviglia della natura.
La macchia di colore non è altro che la punta, fiorita, di un timido ramo di fiori di pesco.
Così, tutto d’un tratto, mi è sparita la fretta, si sono dissolte le sensazioni di paura, inquietudine, cupezza mentale.
Mi chino, osservando incantata tutta la perfezione di questo delicato miracolo naturale, le sfumature di colore, i piccoli petali appena sovrapposti, come fossero abbracciati tra loro.
I boccioli ancora chiusi, nella loro delicata fragilità, sbucano da un ramo senza foglie, che alla vista sembra addiruittura essere secco.
Si sta facendo tardi, devo proprio scappare.
Lo saluto, ridendo di me stessa: – Ciao, splendore, devo andare, il dovere mi chiama, la dura realtà non mi permette di restare qui a farti compagnia. Abbi cura di te, ci vediamo al mio ritorno! –
Salgo in macchina e via.
L’istinto mi ha portato a fare una foto a questo soggetto, ignaro mezzo di profonda riflessione per me.
Guido e penso.
La vita è parte integrante della natura stessa, che ripete il suo ciclo, da sempre. Tutto passa, tutto cambia, in meglio e purtroppo anche in peggio, ma comunque passa. Eppure… tutto sembra restare.
Il tempo è relativo. Attimi che ti cambiano la vita e vite intere passate come attimi.
Siamo granelli di sabbia in una clessidra dal moto infinito, che non si gira mai.
Così, come il pesco propone i suoi fiori ad ogni primavera, sfidando le intemperie dell’inverno, anche l’essere umano rinnova la sua fioritura, nel ciclo vitale, superando le intemperie dei brutti momenti storici, che si sono sempre susseguiti. Quindi, non scoraggiamoci e guardiamo avanti. Le difficoltà saranno tante e il dolore infinito.
Ma solo avanti possiamo guardare.
SANDRA per @tantipensieri
foto dell’autrice