Ieri
Sto raccogliendo le mie cose, lentamente: il pc, il mouse, qualche penna, degli appunti, mi hanno detto che da domani lavorerò solo da casa. Mi sento fortunata.
Da qualche giorno in ufficio siamo pochi, gli ascensori sono vuoti, la mensa è chiusa, il parcheggio vuoto, nell’aria si respira preoccupazione, anche i più stoici stanno iniziando a cedere, a capire che in qualsiasi momento possiamo essere vittime del coronavirus.
Continuo a raccogliere le mie cose, ma sono soprappensiero, sarà difficile rientrare in tempi brevi in ufficio, lo so, lo sento; sarà difficile rivedere i colleghi, sarà difficile ritrovare il momento del caffè, del pranzo e delle risate tipo “Camera Caffè”, il taglia e cuci leggero che solo davanti alle macchinette del caffè rende al meglio.
Ecco, ho finito, credo di aver raccolto il minimo indispensabile che mi servirà per lavorare da casa, cerco di concentrarmi ma so già che qualcosa sto dimenticando o forse è solo la sensazione di abbandono che sto provando ora e senza rendermene conto ho gli occhi lucidi.
Avete presente il film Ritorno al Futuro quando lui guarda la sua foto sbiadire… ecco mi sentivo così, come fossi una foto che sta perdendo colore, che sta diventando un ricordo, una foto è sempre un ricordo ma quel giorno il ricordo è triste, la foto di me che di solito esco dall’ufficio serena, felice e la foto di me che lascia la scrivania vuota e come una bambina ho il magone.
Febbraio.
Un febbraio bello, quasi caldo.
Ho già tolto il piumino ed ho messo il cappotto, un foulard rosso, una camicetta leggera ed ho i pantaloni, senza calze, un paio di décollète nere, la mia bella borsa e lo zaino del pc, tutte cose che non userò più per tanto tempo, non so ancora quanto, ma tanto tempo.
Oggi
Aprile
Lavoro da casa
Non esco da quella sera di febbraio. Ho lasciato li abbandonate quelle scarpe così carine che avevo tolto quel giorno. Quel giorno che era iniziato come tanti altri e che invece era come sospeso.
Ora
Cerco di essere presentabile anche in casa, cerco di sorridere, cerco di trasmettere fiducia alla mia famiglia, cerco tante cose, troppe, troppe persone e troppe cose mi mancano. Eppure questi mesi stanno quasi scivolando via, come fosse un vestito troppo largo, un foulard o ché so io, fatto sta che il tempo vola, ci mangia vivi anche lui, come il virus, il tempo scorre senza troppe scuse, senza darti tregua ed in egual misura a volte ti illude che si sta fermando ma non lo fa, non lo fa mai.
Domani
Un nuovo giorno qualunque, una nuova quotidianità alla quale mi sto quasi abituando, giornate silenziose; l’inizio della primavera, la tentazione di uscire, mentre sei lì nella tua casa che adoravi assaporare e che mai avresti pensato iniziasse a diventare un po’ prigione e un po’ gabbia, seppur dorata.
Nulla da raccontare, nessuna nuova buona nuova? Forse si.
O forse non ho voglia di raccontare.
O forse ho paura anche solo di sognare un giorno che non sembri uno qualunque, che non sembri sospeso.
Arianna Capodiferro
alias @aricap72 per @tantipensieri
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