Quando la pioggia picchietta sui vetri e la giornata pigra e uggiosa non invita a lasciare il calore delle stanze, mi piace abbandonarmi ai suoni del tempo che non scorre, assaporando quel pallido riflesso d’eternità che qualcuno chiama “noia”, per la semplice ragione che non sa in che modo ascoltare.
Il gatto è un buon maestro, perché insegna la ricchezza dei momenti, l’abbondanza dei silenzi, il senso dell’attesa. Raccolto, composto, placidamente adagiato in un perfetto equilibrio di cui mi ostino inutilmente a sondare il mistero, non sta dormendo, non è assente, ma assapora il tempo. La perfetta immobilità sonnecchiante che ci mostra non deve riuscire nel suo inganno: per assaporare il tempo, impiega la stessa perizia con cui analizzerebbe, da sveglio e in allarme, ogni odore nuovo. Il gatto a riposo è una spugna che assorbe fino alle più impercettibili trasformazioni dell’ambiente, cogliendo ogni infinitesimo suono, odore, volteggio dell’aria, fino a che qualcosa attira la sua attenzione e lo sguardo si accende, lucente come un frammento d’ambra irradiato dalla prima carezza dell’alba. Il suo mondo è immenso ed è sempre in fermento.
Se qualcosa lo soddisfa, il maestro apporta al sua presenza delle morbide vibrazioni che invitano al riposo e all’ascolto, un altro misterioso potere del gatto in grado di sciogliere i nodi più rigidi della mia costante agitazione. Lo osservo mentre lascia che il presente scorra attraverso di lui e desidererei fare altrettanto, fare spazio, ampliarmi, diluire i miei stessi confini ed essere ora, senza tempo, senza prima o dopo, leggera come il suo respiro, come il ricordo di me stessa in una giornata di pioggia.
Allungo una mano, le dita mi parlano della seta del suo manto e mi trovo sull’orlo di un enigma, profondo come un precipizio, ampio come il primo battito d’ali di un volo ancora non spiccato.
Sonnecchiando, il gatto ci guida verso l’immensità di cui abbiamo bisogno e le nostre ali si aprono. Per questo viaggio non occorre muoversi: il cammino non è affatto lungo, solamente immenso.
Alice Rocchi per @tantipensieri
Foto dell’autrice