Quel giorno voleva essere allegra: indossò il suo ultimo acquisto, una mantellina di lana morbida, si mise un po’ di fard sulle guance ed un filo di lucidalabbra.
Quel giorno era il suo compleanno, ma lei era sola, si sentiva sola.
Camminava assorta nei suoi pensieri, nella strada tutti la urtavano con pacchi e pacchettini, mentre in lontananza il mercato rionale esplodeva colori e l’aria sapeva di una primavera quasi alle porte.
Si ritrovò davanti ad una pasticceria, entrò e si comprò una torta enorme, traboccante di panna anche se a lei la panna non piaceva.
Quel giorno voleva festeggiare, aveva bisogno di festeggiare per scacciare quel senso di solitudine che la opprimeva.
Al suo fianco quel giorno non c’era neppure l’uomo che diceva di amarla.
Forse era per quello che aveva bisogno di festeggiare perché la solitudine a volte sa anche essere vantaggiosa.
Solo che a lei la solitudine quel giorno le sembrava ingombrante e avrebbe voluto liberarsene.
Camminò ancora a lungo guardando le vetrine e rimuginando sui suoi pensieri.
Ad un tratto si sentì stanca, entrò in un bar affollato, sedette in un angolo e posò quella grossa torta sulla sedia di fronte.
Ordinò una cioccolata calda. Il liquido denso la fece tornare indietro nel tempo e mentre i ricordi del passato si affacciavano nella sua mente, accadde qualcosa di inaspettato.
La porta si aprì, un soffio di aria frizzantina spinse dentro al bar un uomo brizzolato ed un ragazzino, suo figlio.
Incidentalmente l’uomo volse lo sguardo verso di lei, i loro occhi s’incontrarono per un lunghissimo istante. Quelli della ragazza erano imploranti, quelli dell’uomo imbarazzati.
L’uomo prese per mano suo figlio ed uscì di corsa come se avesse paura di lei.
La cioccolata le sembrò pesante come un mattone, si alzò, pagò ed uscì mentre le veniva in mente la voce di quell’uomo: “Durante il fine settimana non potremo vederci. Ho dei doveri, una famiglia, devi capire”.
E solo allora si rese conto che quello che le sembrava ci fosse in realtà non c’era affatto, non c’era mai stato.
Che cosa doveva capire?
Il loro amore sbagliato?
Quale amore?
L’amore è cercarsi, sentirsi, viversi.
L’amore è passione, appoggio reciproco, fiducia.
L’amore è tutto quello che lui non le avrebbe mai dato.
E mentre il telefono iniziò a squillare, lei capì.
Capì che aveva voluto afferrare qualcosa che non le apparteneva, e per la prima volta lo vide per quello che era: bugiardo, adulatore e ipocrita.
Entrò in casa quasi di corsa mentre grosse lacrime le rigavano le guance.
Chiuse la porta alle sue spalle.
Inviò un breve messaggio “non cercarmi più ” e cancellò quel numero per sempre.
Con mani tremanti, ne compose un altro; in quel momento aveva bisogno di due braccia che potessero calmare il suo pianto.
Guardò la torta e per la prima volta si sentì meno sola.
mbarbie per @tantipensieri
Immagine dal web