Mi sedetti alla scrivania nel silenzio della stanza. Fuori pioveva e la domenica sarebbe scivolata via senza lasciare troppa traccia. Il respiro era corto e mi sentivo stanca.
Osservavo. Davanti a me i miei libri, quelli che appena venni a vivere in questa casa avevo deciso di mettere in un luogo speciale, in quella stanza vista terrazzo, su un campanile sempre vigile lì a pochi passi. Nessun fiore nei vasi fuori, l’inverno non mi aveva portato ancora colori attorno alla casa, anche se nel giardino i germogli non avevano paura del freddo che resisteva e faceva arrabbiare.
I volumi che negli anni avevo acquistato, quelli che mi avevano abbracciata una volta che i nostri sguardi si erano incrociati.
Poi tra di loro ho tolto un libro dal bordo completamente bianco, non ricordavo cosa fosse. Una piccola raccolta di testi, scritti da gente comune, da appassionati di scrittura, da paesani e osservatori, quelli con l’attaccamento a carta e penna, quelli come me, perché io non mi denomino in nessun modo, amo solo scrivere come mi viene, mi annaffio le dita di emozioni e poi le faccio crescere.
Ho cercato il mio nome nell’indice e a pagina 91 ho trovato il mio piccolo omaggio alla notte.
Le parole erano di certo scivolate come mi capita sempre e poi come per magia dimenticate, perché è così che mi succede, un po’ come succede al cuore, al quale non si contano i battiti, ma tutte le pieghe in cui lui trattiene sentimenti.
Ho accarezzato quelle pagine e ricordato quando un anno prima mi recai in quella biblioteca eccitata all’idea che il mio breve racconto fosse entrato negli ultimi dieci, a me bastava quello, a me bastava sentire la gioia esplodere dentro, dopo che credevo che non sarei più riuscita a risalire dal buio.
E ho intonato così un canto silenzioso alla notte. Fogli stampati di fretta, come tutte le frasi che da adolescente lasciavo volare fuori dalla finestra di camera mia durante le notti afose d’estate, tra il frinire delle cicale e le voci al bar dietro casa.
Ritrovare me stessa in qualcosa di mio.
E la notte non toglie ma insegna.
Debora Alberti per @tantipensieri