Sembra che ci sia tanta gente lì fuori. Le grida si fanno più forti, sento maledizioni, bestemmie mentre mi avvicino alla finestra. Apro per capire meglio cosa stia accadendo sotto casa mia, il mio appartamento è all’ ultimo piano. C’è un gruppo di adolescenti e di ragazzi poco più grandi, sono almeno una ventina in tutto. Si insultano a distanza, le loro voci si fanno sempre più rabbiose. Poi un attimo e cinque o sei ragazzi ne attaccano uno solo, loro contro uno, calci ovunque, sberle, colpi sulla testa. Vedevo quel ragazzino in preda di un gruppo di balordi codardi, cercava di difendersi da tutti i colpi ricevuti, si proteggeva il viso, la testa. Intorno tutti gli altri inermi, bloccati dalla paura, dal timore forse di prendere il posto di quel ragazzino.
L’ impotenza di non poter fare nulla, la sofferenza che “un figlio” stesse subendo quei maltrattamenti mentre i suoi stessi genitori erano ignari di tutto. Grido di fermarsi più e più volte, nemmeno sentivano le mie parole. Qualche altro ragazzo finalmente va a dividerli.
La ferocia di questi ragazzi è raccapricciante ma è altrettanto disgustosa l’ omertà di chi stava dietro le finestre a guardare in silenzio senza far nulla.
Pensavo che la stessa cosa sarebbe potuta accadere a mio figlio, mentre io a casa ero abbastanza serena pensando si stesse divertendo. Invece no, la rabbia e la violenza si presentano sin da piccoli, nelle mani e nelle parole di ragazzini; dilaga ed ogni piccolo motivo diventa causa scatenante. Era tarda notte, erano le tre del mattino e ragazzini “sbarbati” a quell’ora ancora erano fuori casa. Un evento tra i tanti che ultimamente stanno accadendo. Un problema, un disagio per cui io almeno non trovo soluzioni. Si cerca di fare delle ipotesi ricercandone le cause colpevoli: la famiglia, il virtuale, la noia…
Se invece tutto dipendesse dal saper gestire la propria rabbia interna? Se già noi adulti non ne siamo capaci e nemmeno consapevoli, cosa potremmo mai pretendere dai nostri figli?
Leandra Tersigni
Immagini dal web