Arriva, dice sempre buongiorno, scandisce per bene le parole, ti guarda per capire se il suo saluto sia stato sentito, rimane fermo a pensare.
” Mamma mi ha detto che quando arrivo in un posto devo dire sempre buongiorno, no ciao, ciao non è educato, buongiorno, buongiorno, non me lo devo dimenticare, buongiorno; ma mi hanno sentito? Non riesco a capire dal loro volto se mi hanno ascoltato; se dicono a mamma che saluto sempre per bene lei sarà contenta di me ”
Lo chiamo per distoglierlo dalla sua assenza, rimane fermo a guardarmi, mi avvicino con molta calma, gli parlo piano a bassa voce, gli dico cosa deve fare.
” Chissà cosa voleva davvero da me, cosa mi ha chiesto? Mamma mi dice sempre di rispondere, di non rimanere muto, a volte me lo spiega con calma, a volte si arrabbia”
Sono tutti seduti, lui in continuo dondolio, a volte movimenti improvvisi, la testa ferma verso un’ unica direzione, un punto fisso che comprende solo lui, sembra non mi stia ascoltando.
” Adesso faccio vedere quanto sono bravo, così poi lo dico a mamma, a casa con lei imparo sempre cose nuove, così sai più degli altri mi dice, se prendo un bel voto la farò tanto contenta e per una volta non dovrò studiare tanto ”
” I miei amici ridono, i grandi ridono, cosa è accaduto? Qualcosa di cui non mi sono accorto, li fa sorridere, sono contenti, mi sono perso questo bel momento, non capisco, non conosco il perché…”
A volte quando accade un evento divertente lui non ride, le risate degli altri sembrano risvegliarlo, si guarda intorno, ricomincia con i suoi movimenti ondulatori e aspetta che il momento passi. Si gioca, si corre, tutti insieme, gli amici parlano e giocano con lui, goffo nei suoi movimenti, scoordinato, ma gioca, sembra finalmente divertirsi. Poi all’ improvviso corre, avanti indietro, su giù, a circolo, corre, corre e urla, urla forte, gli altri bambini lo guardano per un attimo basiti, poi continuano a giocare. Lui corre ed urla. Lo fermo, gli spiego che non si urla, mi guarda sorpreso, mi dice che non ha urlato, lo lascio continuare a giocare di nuovo con i suoi amici. Ricomincia a giocare, poi a correre, di nuovo ad urlare, capita che spinga qualcuno o che lo graffi. Gli dico di fermarsi per riflettere sull’accaduto. Lui si siede, si isola, batte i piedi, ha manifestazioni facciali di rabbia, non piange.
” Adesso mamma si arrabbierà tanto, mi dice sempre che non devo fare così davanti agli altri. Sono arrabbiato perché davvero non ho capito cosa ho fatto. Mamma si arrabbierà… ”
– Come è andata oggi?- – Bene-
– Fammi vedere il quaderno, di cosa avete parlato? Hai detto dell’ argomento di cui abbiamo parlato a casa?-
– Si , ma poco –
– Cosa hai fatto? Non mi racconti nulla –
– Oggi ho graffiato un mio amico, ma stavo giocando, ho urlato un po’ ma non mi sembrava di gridare così forte. Ho litigato con un bambino-
– Con chi?- – Non ricordo-
– Ma cosa ti ha fatto?- – Non lo so-
– Questi tuoi amici sono dei disadattati, poco intelligenti, insensibili, incapaci di imparare le cose che sai tu!-
A volte sbatte la testa al muro, mette i piedi sul tavolo, mangia con le mani o imita il mangiare di qualche animale…
A volte gli faccio una carezza sul viso, sulla testa , oppure provo ad abbracciarlo, ma il suo corpo si irrigidisce, come colto all’ improvviso, come se non fosse abituato…
– Come è andata oggi?-
– Bene signora, è stato bravo, si merita di giocare…-
” … e si merita una madre… “
Leandra Tersigni
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