Quanto può essere interessante visitare senza fretta un piccolo mercatino dell’usato?
Moltissimo e sotto tanti punti di vista.
Oggetti di tutti i tipi, dalla vecchia poltrona al porta pipa, dal mangiadischi anni 70 alla scopa nuova di saggina.
Mi aggiro tra i piccoli spazi creati a mo’ di corridoi, con calma e molta curiosità.
Con attenzione mi guardo intorno, interrogandomi sulle motivazioni che possono spingere le persone a mettere in vendita oggetti vari, o ad acquistarli.
Noto una serie di grandi chiavi in ferro,tipo quelle per porte in legno delle vecchie cantine; sarà stata una specie di collezione, chi le potrebbe acquistare? Un amante di cose antiche, magari le appende nella sua casa in campagna.
Mi incuriosisce un comò d’altri tempi, un po’ malandato e con la pietra in marmo; restaurato sarebbe molto bello.
Appoggiate alla parete, una addosso all’altra, alcune porte, tutte uguali, sicuramente provenienti dalla ristrutturazione di qualche abitazione.
Un sostanzioso strato di polvere, offusca un pò il colore rosso lacca di una cucina in stile moderno; su una delle ante vi è un cartello con scritto “vendesi causa trasferimento”. Sarà vero? Oppure il colore della cucina li ha fatti divorziare? Chissà…
Quasi schiacciati dalla personalità della cucina rossa, fanno capolino alcuni piccoli mobili, poco ingombranti, ma di carattere, che sistemati con un po’ di fantasia, sarebbero una simpatica nota di arredo in ogni abitazione.
Vedo libri, tanti libri, di avventura, poesie, letteratura, enciclopedie, trattati di medicina e anatomia. Mi rammarico molto. Cosa mai può spingere a vendere libri? I libri si acquistano, non si vendono; spero che l’unico motivo sia la mancanza di spazio dove tenerli.
Più avanti il reparto dedicato al vestiario, che brulica di persone; abbigliamento di ogni tipo diviso per genere e per colore.
Mi avvicino e noto alcuni capi vintage, direi veramente interessanti, altri con l’etichetta ancora attaccata, altri veramente inguardabili, sciupati e scoloriti, mi chiedo chi mai ha avuto il coraggio di lasciarli in conto vendita e chi avrà ancora più coraggio ad acquistarli.
Chiusa dentro una vetrinetta impolverata, stravagante bigiotteria fa bella mostra di sè, in attesa delle donne più coraggiose.
Un lungo bancone è letteralmente foderato di articoli casalinghi di ogni sorta, pentolame, piatti, posate e bicchieri scompagnati.
Segue un pot-pourri di ninnoli inservibili, che mia zia chiamava “raccogli polvere”.
E poi tanti di quegli oggetti che definirli assurdi sarebbe un complimento.
Tra tutto questo marasma di cose, mi imbatto in un angolo dedicato alla biancheria per la casa; il mio sguardo si posa inevitabilmente su alcune tele il cui genere conosco bene; accanto alle tele, ammucchiata li, da mani indegne di averla toccata, una coperta fatta a mano, ad uncinetto, identica a quella di mia nonna; ed ancora lenzuola ricamate a mano, pizzi vari, che sanno di antico, di sacrifici, di pudica vanità.
Ma come si fa a vendere queste cose, così preziose? Anzi,a svenderle…Non ho saputo darmi risposta, ho solo provato una grande amarezza.
Mi sono immedesimata nelle persone che se ne disfano e mi è sembrato di rinnegare le mie origini, mia madre, mia nonna; potrebbe essere una questione di gusti, non a tutti piacciono questo genere di cose, ma comunque sono ricordi.
E se fosse per bisogno di soldi? Sarebbe come dare via gioielli di famiglia.
Non ci voglio pensare.
Decido di andarmene, con un gran magone dentro, pensando di aver visto abbastanza.
E invece no.
Accanto alla porta d’uscita, in vetrina, naturalmente sotto l’immancabile strato di polvere, illuminato da un raggio di sole, uno stupendo servizio da macedonia, in cristallo rosato dipinto in argento; credo sia un regalo di nozze di un tempo che fu.
Io non avrei mai il coraggio di disfarmene.
Mai.
Sandra per @tantipensieri
Foto dell’autrice