Matrimonio all’italiana – Filumena e Don Dummì by @borghettana on twitter

Fantastico l’inizio tragicomico di questo film! Donna Filumena sta taaanto tanto male! E Don Dummì si sente perso. Con l’aria attonita e lo sguardo stralunato sembra scimunito. Che sta succedendo?

Bellissimo questo film. La coppia Mastroianni –  Loren è una delle più belle e intense del cinema italiano anni 60.

Matrimonio all’italiana è un appunto un film del 1964 diretto da Vittorio De Sica. Il soggetto è la commedia teatrale Filumena Marturano di Eduardo De Filippo. Personaggi principali sono Filumena Marturano e Domenico Soriano.

Sostanzialmente si divide in tre parti che si alternano: il presente e due importanti flashback, di lui e di lei.

Donna Filumena si è appunto sentita male, la portano in casa su una sedia, lui accorre al capezzale e quasi non ci crede che quella roccia granitica si stia sgretolando. Il medico scuote la testa, consiglia un consulto di un illustre professore ma lei chiede il prete. Estrema unzione?? Oddio!

Ed ecco che Dummì piomba nel passato. A quella sera nella casa di tolleranza, durante un bombardamento. Le sirene dell’allarme urlano a tutto spiano. Le gentili donzelle scappano in tutta fretta, ma lui…comodo comodo, si dà prima una specchiatina e poi si avvia. Sente un rumore nella stanza e si accorge della presenza di una ragazza spaurita ed impaurita, tutta occhi, che trema rannicchiata. E’ Filumena, sta lì da tre giorni e ha 17 anni. Non vuole uscire, ha paura della gente, ha paura delle bombe, si aggrappa alle gambe dell’uomo supplicando, inginocchiata, di non essere lasciata sola. Mimì, con l’occhietto furbo, gli fa una carezza sui capelli. Lei si sente rassicurata, non è abituata a certe gentilezze, ma non sa quanto lui sia “nu figl’ e ndrocchia”.

Passa il tempo e, per caso, dopo un paio d’anni, i due si rincontrano. Lui stenta a riconoscerla, bella avvenente, ben vestita, truccata, donna. Ne rimane colpito, ma lui è Don Dummì, e lei sta sempre li. Gli piace, ma come può un uomo rispettabile, benestante, elegante, narciso, accettare di farsi un futuro con una come lei? Una prostituta.

Ma Filumena  gli vuole bene. Lui comunque bada in qualche modo a lei, che pazienta e sopporta questa aria di superiorità che egli non si preoccupa di mascherare. Passa sopra alla varie bastardate che le combina. La porta all’Ippodromo di Agnano, facendole credere che incontrerà gente altolocata e invece, siccome è martedì, l’ippodromo è deserto. Le mette a disposizione una casa di sua proprietà, con tanto di servitù, ma in subaffitto. Si assenta per lunghi periodi, con la scusa degli affari, facendo i suoi comodi qua e là, lasciando lei a badare ai suoi interessi. La donna comincia a stancarsi e quando gli annuncia che un giovane vorrebbe sposarla, lui para il colpo proponendole di andare a vivere a casa sua. Le presenterà mamma’. Felice lei. Ma lui …sempre “figl’ e ndrocchia”, in verità la sfrutta anche come governante di casa e badante a mammà. La fa dormire nella stanza della serva, tanto poi di notte basta attraversare il corridoio…Da stozzare proprio!

Mammà muore. Parenti e conoscenti vanno a dare conforto compresa la famosissima “Signora Cuccurullo!” Filumena fa il caffè, e vuole servire lei gli ospiti, ma non è il caso di farsi vedere dalla gente proprio in quell’occasione. Altra delusione per lei.

Passano gli anni. Ma non cambia niente. Lui eterno ragazzo viziato e con l’aria da padrone continua a fare la vita da scapolo e lei a sgobbare e dirigere l’andamento della casa e degli affari. Di lui.

Fino a quando lo sciagurato decide di sposarsi con la bella e furba giovane cassiera.

E no!

Filumena si incazza per bene! Si finge moribonda. Con lei sul letto e tutti intorno arriva il prete, che lesto lesto celebra un matrimonio improvvisato e Don Dummì si ritrova a dire “SI” a Filumena.

Dopo pochi minuti, telefona alla sua giovanissima fidanzata, rassicurandola che la poverina è ormai spacciata, quando Filumena resuscitata, e piena di grinta più che mai, sbuca fuori da dietro una tenda rossa esclamando: “Dummì io sto cà!” Succede il finimondo. Gliele sputa in faccia tutte, e lui si ribella. Ingannato! E’ stato ingannato! E la denigra e offende in tutti i modi.

 

Ed ecco che ora, stanca e amareggiata è lei a tornare indietro nel tempo. E con i ricordi della donna entrano in scena i suoi tre figli, dei quali l’uomo non immagina nemmeno l’esistenza, ma che a Filumena mancano. Li ha avuti durante gli anni in cui era nella casa di tolleranza e li ha poi cresciuti con i soldi dell’ignaro Mimì. L’istinto materno ormai non può più rimanere frenato. Devono sapere, perché lei ha bisogno di averli vicini e gli vuole dare un cognome: Soriano.

Però Don Dummì non si si dà per vinto. Non è disposto a dare il suo cognome a tre figli…di puttana, e la umilia a morte. L’avvocato ingaggiato da Domenico, spiega alla donna che la legge dell’ignorante non vale, il matrimonio è nullo. C’è dolo. Si deve arrendere Filumena (forse); lo molla finalmente, ma non prima di avergli ficcato in testa un tarlo: uno dei ragazzi è figlio  suo (forse).

E così Mimì diventa matto a cercare di capire chi dei tre gli somiglia di più. Fa impacciati tentativi per avvicinare i ragazzi, facendo strane domande…ma niente, non ne viene a capo. Tiene d’occhio lei per cercare di incontrarla, sperando di cavarle la verità. Ma Filumena lo tiene sulla corda.

E’ finito il tempo del pavone che fa la ruota per conquistare le femmine. E Domenico se ne rende conto. E’ un uomo maturo ormai, con tanti danari e niente affetto da nessuno.

Incontra di nuovo lei. Insiste ancora per sapere quale dei tre è figlio suo. Deve dargli il suo cognome. Ma Filumena non vuole mettere discordia tra i suoi figli. Devono essere trattati tutti e tre allo stesso modo.

Discutono animatamente e finiscono a terra, uno sull’altra.

E in quel momento, con Filumena che inveisce, avviene la resa interiore di lui. Si, la resa di Dummì a questa donna che ormai lui ha dentro, ma che il suo essere superbo ed egocentrico non gli ha mai permesso di accettare. A questa donna alla quale in realtà ha sempre voluto bene e tanto. Un bene che però l’egoismo e la ragione hanno messo a tacere per anni.

Si sposano! Ma alle sei di mattina, quasi andassero a rubare in chiesa anziché a sposarsi. Dummì ridicolo fino alla fine con le sue ormai inutili smanie di salvare le apparenze.

Tornano a casa. I ragazzi finalmente possono pronunciare la parola “papà” e lei…Lei piange felice.

Che dire….

Quando una donna si mette in testa una cosa…

 

borghettana per @tantipensieri

immagini dal web

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