Si legge spesso perché attratti dal Titolo. Non una forma di apparenza tangibile con l’identificazione di una forma ai nostri occhi gradevoli, bensì come input per ragioni apparentemente illogiche che catalizzano la nostra attenzione defluendola verso idee proprie. Il tutto dall’attrazione verso un titolo rispetto ad un altro.
La mia idea è quindi ragionare un attimo, poco tempo ve lo prometto, magari mentre sorseggiate un caffè se vi aggrada o qualsiasi cosa vi sottragga lo stesso tempo, sul momento della scelta.
La scelta
Biasimare, commentare, riflettere sul gesto in sé non porta a nulla. Resta l’irrisolto, vera compagine d’accompagnamento di ogni scelta. Perché ogni scelta è valida solo nel presente, e perde significato nell’istante successivo, quando nel frattempo altre possibilità non contemplate prima appaiono inspiegabilmente. Si sceglie per riempire, perché si sa, tutti cerchiamo di colmare quel senso di vuoto che nelle sue infinite forme attanaglia l’essere umano.
La scelta in realtà è proprio questo, prerogativa dell’essere umano. considerando quanta non-umanità appartenga al quotidiano scorrere dei nostri gesti e quanta incomprensione porti con sé il linguaggio, strumento che si disimpara ad utilizzare sin da piccoli. La scelta si materializza nella sua essenza, nell’approccio alle parole. Analizzarle soprattutto nel rapporto che esse assumono su ogni persona, un significato differente rispetto a quello pensato, e di conseguenza valutare in maniera organica la modalità in cui si esprime un qualsiasi tipo di rapporto.
La scelta diventa quindi il modo di cercare di spiegare fino in fondo «al mondo ciò che significava essere in relazione agli altri, e le parole diventano il primo modo per metabolizzare appunto la scelta. Il problema è che pochi riescono davvero a digerire la questione in tempo.
Ecco, ho concluso, il tempo di un caffè, no?
Gioviall per @tantipensieri , settembre 2020
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