Una volta mi dissero:
Cosa faresti se entrasse in casa tua un uomo nero ricoperto di cacca? Cosa faresti se entrasse in casa tua uno che non parla la tua lingua, è sporco, puzza ed ha fame?
Chi mi faceva questa domanda stava cercando di scardinare tutto il mio pensiero convintamente antirazzista. Chi mi faceva questa domanda è razzista. Chi mi faceva questa domanda è ancora razzista ed io sono ancora convintamente antirazzista.
Ammetto che sul momento non fui pronta per la risposta, ero forse troppo sconvolta dalla domanda stessa, domanda che oggi ritengo insensata e stupida.
Rispondo oggi attraverso queste poche righe.
A quell’uomo ricoperto di cacca, maleodorante e affamato non farei nulla. Nulla di male. Nulla di brutto. Lo sfamerei nei limiti delle mie possibilità, lo laverei, prenderei un foglio di carta e disegnerei un sorriso.
Retorica? Non lo so. Banalizzazione del pensiero antirazzista? Non lo so.
Umanità? Si.
Per chi crede in Dio, il nostro Papa definisce il razzismo come un Peccato. Se credete in Dio e se credete che le parole di Papa Francesco siano giuste, allora avete anche un’altra motivazione per essere antirazzisti: il razzismo è peccato.
Se siete atei forse vi verrà più facile convincervi, ammesso che lo desideriate, che nel razzismo non c’è nulla di umano, se siete esseri umani forse saprete essere scevri dalla convinzione che la razza è un valore.
Il razzismo lo sapete ha origini profondissime nasce come “distacco geografico” e cresce come “conquista geografica” nel frattempo però si trasforma da “presunzione di superiorità” a “superiorità” e, come una bella donna che si guarda in uno specchio e si vede la più bella del reame, così arrogantemente la razza bianca si auto fortifica guardando solo e sempre quello specchio, maledetto e falso che oscura l’orizzonte e la vista.
Recentemente i fatti accaduti negli Stati Uniti e mi permetto di ricordare il diffuso razzismo che torna in auge anche in Italia, tra settentrione e meridione, tra neri e cinesi e altri terribili esempi di “contagio della razza” hanno, come purtroppo avviene ciclicamente, fatto riemergere tutti i peggiori retro pensieri, tra cui, il più becero: io sono meglio di te!
Io sono meglio di te!
Siccome io sono meglio di te, allora io posso denigrarti, offenderti, ucciderti perché tanto io sono meglio di te. Io sono meglio di te e allora ti faccio vedere io quanto tu sia inferiore, ti faccio capire che sei inferiore perché sei nero, giallo, povero, brutto, inutile alla società.
Ed ecco che un uomo non è più un uomo.
Ed ecco che l’umanità si siede sulla sua convinzione di superiorità, errata, terribile e profondamente votata alla guerra.
Guerra.
Vivere in un mondo che professa la pace non significa non essere in Guerra.
Il razzismo in verità non si è mai spento ma ogni tanto si “addormenta” e quando alcuni eventi lo risvegliano riemerge in tutta la sua violenza, inaudita, preoccupante e terribile.
Per concludere mi aiuta il testo di un cantautore italiano, Caparezza che descrive il razzismo in un misto di ironia e di latente brutalità e che, immaginandosi come un un extraterrestre che atterra sul nostro pianeta, scopre cosa succede in questa guerra di falsa umanità, in questa finta pace, in questa bomba ad orologeria che il razzismo tiene dietro le spalle pronta a lanciare.
Buon ascolto e buona riflessione.
Arianna Capodiferro
@aricap72 per @tantipensieri
Immagini dal web.
“Che il cielo vi attraversa
E trovo inopportuna la paura
Per una cultura diversa
Che su di me riversa
La sua follia perversa
Arriva al punto che quando mi vede sterza
Vuole mettermi sotto ‘sto signorotto
Che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto
Non ha capito che sono disposto
A stare sotto
Solamente quando fotto
(Torna al tuo paese sei diverso)
Impossibile, vengo dall’universo
La rotta ho perso, che vuoi che ti dica
Tu sei nato qui
Perché qui ti ha partorito una fica
In che saresti migliore?
Fammi il favore compare
Qui non c’è affare che tu possa meritare
Sei confinato
Ma nel tuo stato mentale
Io sono lunatico
E pratico dove cazzo mi pare
Io non sono nero
Io non sono bianco
Io non sono attivo
Io non sono stanco
Io non provengo da nazione alcuna
Io, sì, io vengo dalla luna
Io non sono sano
Io non sono pazzo
Io non sono vero
Io non sono falso
Io non ti porto jella né fortuna
Io, sì, ti porto sulla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo, vengo
Ce l’hai con me
Perché ti fotto il lavoro
Perché ti fotto la macchina
O ti fotto la tipa sotto la luna
Cosa vuoi che sia poi, non è colpa mia
Se la tua donna di cognome fa Pompilio come Numa
Dici che sono brutto, che puzzo come un ratto
Ma sei un coatto e soprattutto non sei
Paul Newman
Non mi prende che di striscio la tua fiction
E piscio sul tuo show che fila liscio come il Truman
Ho nostalgia della mia luna leggera
Ricordo una sera le stelle d’una bandiera ma era
Una speranza, era
Una frontiera, era
La primavera di una nuova era, era
(Stupido ti riempiamo di ninnoli da subito
In cambio del tuo stato di libero suddito)
No!
È una proposta inopportuna
Tieniti la terra uomo
Io voglio la luna
Io non sono nero
Io non sono bianco
Io non sono attivo
Io non sono stanco
Io non provengo da nazione alcuna
Io, sì, io vengo dalla luna
Io non sono sano
Io non sono pazzo
Io non sono vero
Io non sono falso
Io non ti porto jella né fortuna
Io, sì, ti porto sulla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo dalla luna
Io vengo, vengo
Non è stato facile per me
Trovarmi qui
Ospite inatteso
Peso indesiderato arreso
Complici satelliti che
Riflettono un benessere artificiale
Luna sotto la quale parlare d’amore
Scaldati in casa
Davanti al tuo televisore
La verità
Della tua mentalità
È che la fiction sia meglio
Della vita reale
Chi invece è imprevedibile
Chi non è frutto
Di qualcosa già scritto
Su un libro che hai già letto tutto
Ma io, io, io no, io, io, io oh
Io vengo (vengo) dalla luna”