Alcuni sogni si realizzano altri si dissolvono. S’accende e si spegne continuamente la speranza, a intermittenza. Costantemente in balìa di un equilibrio precario. Ubriachi di desideri mancati, vaghiamo sfiniti, stanchi, impauriti e distanti dal voler davvero trovare il punto cardinale della nostra esistenza.
Bisognare osservare lo scorrere del tempo e l’inconsistenza del suo effimero apparire per poter cogliere l’improvviso rivolo di luce che parla di qualcosa d’altro, di qualcosa oltre.
Un lavoro di ricerca costante e instancabile è necessario oltre che utile. La possibilità di trovarsi faccia a faccia con il nostro disagio – latente o palese che sia – per la gettatezza con cui ci siamo ritrovati nel mondo, è altamente probabile. Ad essa cerchiamo di sopperire con mille puerili artifici. Molto somiglianti a delle scappatoie, ad essere sinceri.
Ci identifichiamo con ciò che si può riassumere con il termine “io”, senza ritenere che possa esistere un altro livello d’essere, a cui si può avere accesso. La nostra natura essenziale è velata dall’“io”, dunque non si tratta di aggiungere ma di togliere, sottrarre, escludere.
Un processo di spoliazione a tutti gli effetti, cominciando con la destrutturazione dei concetti passando alla risignificazione delle parole – anch’esse ormai svuotate, violentate, smembrate – fino ad arrivare ad una sorta di silenzio redentore che ci permette di sentire, sperimentare, vivere l’origine stessa della vita.
E – finalmente – esistere davvero.
@federicoastel per @tantipensieri
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