Non spaventarti, amico mio, perché: Pelliccioli considera alcune delle abitudini tipiche della moderna società occidentale e, collocandole primariamente entro la sfera uditiva, ne determina il passaggio da un’oggettività esterna sociologicamente analizzabile a una soggettività interiore e intimistica, dove a poter dire è lo sguardo patemico del poeta, in grado di riassegnare una scala valoriale, dotata di slancio umano prima ancora che civile. Quella di Pelliccioli è quindi, come la struttura stessa del componimento suggerisce, una poesia di movimento, in moto delicato e contrario all’intorpidimento delle coscienze; sovversiva, come la parola, quando usata con perizia e urgenza.
Non spaventarti, amico mio,
dal battere continuo di questo cancan
(l’ossessione di percepire “like”
lo scorrere perenne di notizie)
abbracciami, ti chiedo,
lontano dal frastuono, dai palcoscenici di lacca
dalle vetrine di anime arrese allo splendore,
ci vuole coraggio per fallire
commozione per scrivere qualcosa.