Capitava la notte che si andasse perché: la maestria di Galloni sta, più di tutto, nel tratto dritto e deciso con cui i tempi vengono coniugati e così, di conseguenza, gli opposti, se un reale dualismo è in grado di perdurare di contro all’omogeneità del tutto. C’è luce sull’ombra e morte nell’estate ma non fine, non cessazione perché Galloni scrive della sorpresa di un tempo senza tempo, in cui il bagliore luccicante di una lucciola ancora viva tra le mani incredule sospende la parola conclusione ed estende in un infinito comprensibile ogni età della vita.
Capitava la notte che si andasse
a frugare, bambini, tra gli scogli;
cercando il Filo che riavvicinasse
le stelle l’una all’altra.
Raggiungere lo spazio dalla riva
del mare; intanto cogliere una lucciola
dal bagnasciuga e saperla sorpresi
ancora viva.