Le mezze stagioni sono scomparse, si sa perché: con un impeto che prevale sulla forma, in un andamento a tratti prosastico, Succi realizza una sorta di manifesto per la presa di coscienza, e conseguente reazione, della distopia ormai tangibile di una società allo sbando, in tutte le sue forme, a partire da quelle climatiche fino ad arrivare a quelle politiche e di interrelazione con gli altri. La poesia di Succi si fa chiamata e grido e qualcuno, forse, potrebbe mettersi in ascolto.
Le mezze stagioni sono scomparse, si sa
il clima è impazzito, manicomio
temperature dal deserto al polo, un attimo.
Questo forse scombussola i giovani
oramai disorientati, bandiere al vento
oggi dunque coi comunisti, (finta) Resistenza
invocando la legalizzazione, mille pseudo-rivolte
in piazze gremite, aggiornamento social.
Poi la brezza, migrazione a destra
all’attacco dei neri, Tutti a casa loro
ecco l’esercito dei veementi nazi, patriottici (?).
Le mezze stagioni, come i valori, dimenticate
impazzita è la società, bomba in detonazione
mutevole pari al vento, segue ogni direzione.