L’Impressionismo spiegato da Marcel Proust

In che cosa un quadro impressionista è diverso da quelli fedeli ai canoni dell’arte tradizionale dell’epoca? In che senso non rispetta il principio di imitazione della natura, del “vero”, del “reale”?

La risposta più affascinante la incontrai tra le pagine de “À la Recherche du Temps perdu” (‘Alla Ricerca del Tempo perduto’) di Marcel Proust. Attraverso la figura immaginaria di un pittore, Elstir, Proust difende l’intuizione geniale dell’Impressionismo.

La nuova missione del pittore moderno è di tentare «di dipingere qualcosa di ciò che vediamo realmente quando ci guardiamo attorno, piuttosto che ciò che sappiamo di vedere… La riuscita di Elstir consiste nell’afferrare la confusione d’origine e fissare sulla tela quell’impressione visuale prima che venga soppiantata da ciò che lui sa», (Alain de Botton, “Come Proust può cambiarvi la vita”).

L’arte impressionista invita ad abbandonare l’abitudine che i nostri sensi hanno di «dare a ciò che sentiamo un’espressione che ne differisce notevolmente e che prendiamo, nel giro di poco tempo, come la realtà stessa» (Marcel Proust).

La pittura impressionista metteva in primo piano l’esperienza sensoriale a discapito dell’«ottusa» imitazione della realtà pretesa dalle scuole d’arte ufficiali – realtà per altro lontana dal corrispondere a verità, già stabilita in partenza, idealizzata secondo canoni estetici prefissati. Gli impressionisti tentavano di connettersi con il tragitto diretto ed effimero che va dall’occhio alla mano, senza passare per la mente e i suoi calcoli razionali che del Vero restituisce solo un frammento, quello bello, perfetto, idealizzato e dunque… inverosimile!

« Fidatevi dei sensi », pare dire Proust che condivide con gli impressionisti il bisogno di indagare la realtà attraverso il mistero delle percezioni, portali magici in attesa di essere varcati lungo il confine di ciò che « si sa ».

Alice Rocchi per @tantipensieri

Claude Monet, Sole calante sulla Senna a Lavacourt, effetto d’inverno (1880, Petit Palais, Paris) Scatto dell’autrice.

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