Questa è una storia vera. E come tale é scevra da qualsivoglia retorica.
Se siete sensibili a determinati argomenti potete fermarvi qui. La storia parla del mio cane. Di come è venuto a me e di come io sono venuto a lui.
Anni fa convivevo con A. una bellissima ragazza mediterranea. Storia molto travagliata la nostra, riassumo dicendo che dopo due anni lei ha lasciato casa mia.
Vedete, le donne al contrario degli uomini a mio avviso sanno mancare di più. O perlomeno sanno rendere tutto più piatto e meno chiassoso. Dal sesso, al rumore di una stoviglia, al phon, passando per la loro voce. A volte soave, a volte così isterica da sovrastare la tua.
Hystera difatti deriva dal greco, significa utero.
È scienza, le donne sveglie sono più loquaci dei maschi. Mettete da parte l’orgoglio.
Sicchè la casa era così silenziosa e vuota quando tornavo da lavoro. Uno strazio. Non nego che presi Charas per colmare un vuoto. Lo trovai in un annuncio sul web. Faceva parte di una cucciolata buttata a crepare nel retro giardino di una casa di campagna assolata nel Mezzogiorno. Bastó una foto per contattare la volontaria. Filó tutto liscio. Il cane si presentava malissimo; essendo a pelo lungo aveva grossi ammassi di rasta che nascondevano chissà quali insidie. Mi ricordo quando lo presi al casello dopo una staffetta di 800 km. Un covone di fieno ansimante. Insomma, era perfetto!
Così passai la Domenica mattina a cercare qualcuno che lo tosasse e lo ripristinasse ai dati di fabbrica. Gli togliemmo sette zecche e molteplici pulci. Sembrava un alieno e come tale non si faceva toccare da noi extramarziani. Con il passare del tempo, dopo aver fatto gli esami per accertarmi che il piccolo shitzu fosse completamente sano, inizió l’amore.
Ho dovuto sudarmela la sua fiducia. Pessima razza i terrestri, come biasimarlo. Ma ce la feci. Non potevo però dimenticare quei rasta, ed è per questo che l’ho chiamato Charas. Come “tributo” ad una tipologia di hashish Afghano di cui ogni tanto facevo uso in età adolescenziale. Dopo A. e un periodo sicuramente discutibile, in cui per altro Charas con i suoi denti, aumentó il fatturato di Intimissimi del 30%, venne I.
Bella come uno spettacolo pirotecnico, intelligente come il suo inventore. Lei voleva bene a Charas e io volevo bene a loro. Ma le cose presero una piega inaspettata.
Ora siamo rimasti io e lui. E stiamo bene. Ha occhi grandi il mio Charas. E lui sa. Lui sa quando torno dal lavoro. Quando sono in salotto è più giocoso, invece quando vado a letto e guardo Netflix sta nella cuccia. Solo quando spengo la luce salta sul letto a sorvegliare il mio sonno. A meno che non metta: “Clair de lune” di De Bussy. Una celestiale sonata al pianoforte che gli fa drizzare le orecchie.
É un cane nato al chiaro di Luna. E gli voglio bene. Tutto il bene che si possa immaginare; e anche più.
Lorenzo Peduto per Tantipensieri
Immagine scattata dall’autore