Di primavera è tutto terso perché: con raffinata musicalità e uso sapiente della rima, Smaldone inscrive nella prima forma di disobbedienza la ribellione alle sciagure provocate dall’uomo alla sua stessa specie e all’ambiente che lo accoglie e di cui esso stesso fa parte; dando voce alla riflessione scaturente dalla visione di un tordo, l’autore trasla con abilità la rinascita, insita in ogni primavera, sul piano dell’estinzione, unico traguardo possibile se l’uomo perpetra nel suo egoismo indifferente e gravo di incuria, poiché è all’uomo (e non al tordo) che è stata affidata la lama a doppio taglio della scelta.
Di primavera è tutto terso;
si affida il cupido germoglio
ai nuovi ardori.
Rinnovo il mio tendaggio,
un tordo sbatacchia le sue ali:
“Sarò leale ai miei pensieri”
pare dire,
e un tordo che pensieri potrà avere?
Soltanto a noi si mostra l’evidente,
a noi si stringe la fusciacca,
e un’altra primavera è solo il rischio
di estinguerci per condiscendenza.
(da Disobbedienza, Alcesti editore 2018)