Come tutte le mattine arrivo con il fiatone al binario numero 4, giusto in tempo per salire sul treno che mi porterà verso il capoluogo Toscano.
Oggi il treno è più affollato del solito, ma nonostante il flusso dei pendolari sia particolarmente intenso sono fortunata e prendo posto vicino ad una simpatica vecchietta.
Dal finestrino guardo rapita la vita che inizia a prendere forma: la fitta nebbia che piano piano scompare lasciando il posto ad un cielo che si colora di un azzurro intenso, il sole che timidamente fa capolino cercando di riscaldare anche il più nascosto anfratto d’ombra.
Sospiro, tiro fuori dalla borsa la mia agenda ed inizio a scrivere.
La penna lascia linee sottili come capelli d’inchiostro sulle pagine bianche: le parole prendono forma.
Le cancello, provo a riscriverle e le cancello di nuovo, fino a quando tutto scorre, fino a quando i miei pensieri si fermano sulla carta.
Scrivere è sempre stata la mia passione e non c’è posto dove io vada in cui non porti con me la mia inseparabile agenda dove, oltre ad annotare le date più importanti, imprimo emozioni e stati d’animo, sogni e aspettative.
Sono consapevole che per alcuni può sembrare un’abitudine infantile e forse un po’ antiquata, ma fa parte del mio essere e non riuscirei proprio a farne a meno.
Dopo aver riempito un paio di pagine mi preparo perché tra poco dovrò scendere, ho lezione all’università.
Mi alzo, appoggio la mia agenda sul sedile, infilo il piumino e prendo la borsa per riporla.
Proprio in quel momento la signora seduta accanto mi chiede alcune informazioni su come arrivare a Piazza della Repubblica dalla stazione, cerco di esserle d’aiuto anche se mi accorgo che non sono un brava con le indicazioni, nonostante Firenze la conosca molto bene.
Il treno si ferma, mi precipito all’uscita e mi avvio di corsa in facoltà.
Arrivo in perfetto orario, prendo posto in aula, apro la borsa e cerco la mia agenda che non riesco a trovare.
Un moto d’inquietudine mi assale e , mentre rovisto dappertutto, una terribile consapevolezza si fa strada nella mia mente.
“Non è possibile, devo averla dimenticata in treno!”
Sicuramente sarà successo quando ho dato informazioni a quella simpatica vecchietta…
Si, adesso ripensandoci, ricordo perfettamente l’istante in cui la stavo per riporre nella mia borsa.
L’agenda deve essermi rimasta sul sedile.
Ormai devo rassegnarmi al fatto che il mio mondo, trascritto nero su bianco, sia finito nelle mani di chissà quale sconosciuto.
Mi sento sciocca, ce l’ho con me stessa per non averla messa immediatamente nella borsa ed essermi fatta distrarre.
Ce l’ho con me stessa perché quello sconosciuto o quella sconosciuta leggendo tra le righe dei miei pensieri è come se mettesse a nudo il mio corpo, la mia anima.
Tutto quello che ero, che sono e che sarò era racchiuso dentro a quelle pagine disegnate da parole.
Sospiro, ormai è successo, spero solo che i miei pensieri facciano sognare chi li leggerà perché, in fondo non sono solo riflessioni, sono le emozioni di tutta una vita, della mia vita.
Mi incammino nuovamente verso la stazione quando squilla il cellulare, rispondo ed una calda voce maschile mi dice: “Salve, mi scuso se la disturbo, ho trovato un’agenda stamattina in treno. Mi sono permesso di sfogliarla per trovare tracce del proprietario e così ho scoperto il suo numero. Vorrei restituirgliela. Ci possiamo incontrare?”
Sorriso compiaciuta e senza pensarci rispondo “Si, va bene”…
Chissà, magari potrebbe nascere anche una bellissima storia d’amore.
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