Ruota panoramica

Baguette croccanti e zucchero filato, il cielo di Parigi scurisce mentre raggiungo il mio posto e abbasso l’asta di sicurezza per non precipitare. Una pioggerellina così sottile da pungere invisibile mi bagna i capelli, rabbrividisco tra le mani del vento e la ruota panoramica inizia il suo giro. Lo stesso giro di quella al parco divertimenti di Vienna che, per il suo viaggio circolare, non ha gabbiette o sedute, ma vagoni rossi e numerati di un vecchio treno. O quella enorme de L’Aia, circondata da distese di sabbia appiattite dal vento, alta sulle gradazioni azzurre e freddissime del Mare del Nord.
Ogni piccola oscillazione è una scossa di emozione, la realtà vibra di incanto e io mi sollevo a guardarlo tutto. Così inutilmente piccola prima di salire, così incredibilmente impaziente e trepidante per raggiungere il punto più alto.
La città si inchina ai miei occhi, mi sembra che basti muovere un dito per sfiorare il cielo. Le luci più distanti si confondono, arrotondano il loro alone, sembrano bolle dorate soffiate dal tempo. Posso quasi vedere i fili rossi dei destini che si annodano e ingarbugliano, i barconi sulla Senna, l’elegante e slanciata Torre Eiffel, l’imponente Notre Dame; o il Prater, il duomo viennese, il palazzo reale; la profondità della spiaggia, il sole oltre le nuvole, la costa britannica.
Da quassù ogni cosa è raggiungibile, ogni distanza è sorvolabile, ogni pensieri leggero e sfuggente.
I bracci meccanici sono ricoperti di led colorati e intermittenti, lancette non regolate di un orologio senza numeri, aghi impazziti di bussole rotte. La meta è sempre e solo lo stupore. Quello prezioso dei gesti inaspettati e delle attenzioni che scaldano, quello che spesso non trova le parole perché preferisce lasciare a bocca aperta, quello che arriva e inonda quando ciò che si vive supera le aspettative di ogni immaginazione. Ed è proprio così.
Scatto innumerevoli fotografie nel vano tentativo di afferrare questi istanti e portarli con me, racchiuderli dove poi potrò di nuovo toccarli. Anche se so che non sarà la stessa cosa, che le vertigini di adesso non ci saranno più, che Parigi, Vienna e l’oceano sono qui ora a sfilare, a sovrapporsi e intrecciarsi, a riempirmi gli occhi di meraviglia.
Scendendo mi accorgo di aver trattenuto il respiro non so per quanto. Come quando si aspetta che qualcosa cambi, accada, sconvolga, che qualcuno arrivi e prenda per mano; come prima di un bacio, di un tuffo, di una notizia. E sorrido perché forse sto cercando tutto questo e nel frattempo la vita mi offre un altro giro in giostra.

@babyLux_93 per @tantipensieri
Foto dell’autrice

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