Il tiro alla fune

Cordoni ombelicali che non si vogliono tagliare, corde sostitutive, ma comunque funi; logorate, annodate, sbiadite che stanno là finché c’è persona ancora presa a tenerle strette; chi tira, chi vuol essere tirato/a , chi staziona fermo/a godendo del gioco triste di un finto abbandono ed aspetta di esser strattonato. 

Gioco perverso, gioco infelice, quanta tristezza. Ci si inganna che sia legame, che sia sentimento, in realtà il gioco alla fune ha come unico scopo quello di far cadere l’ altro, l’ avversario, di sconfiggerlo. Un diverso modo di rappresentare la guerra, quelle battaglie che vivono dentro di noi, quei ruoli da cui spesso non si riesce ad uscire. Vinti e vincitori, vittima e boia. 

Così non c’è spazio per la serenità, per la gioia, questo è un prato in cui non ci sono fiori da cogliere o profumi da respirare. Non è mai troppo tardi per cambiare sentiero, cambiare campo, farci arrivare addosso un po’ di sole, eliminare i nodi, correre senza corde. 

Leandra Tersigni per @tantipensieri
Immagine dal web

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