Esiste un tipo di rabbia altrettanto pericolosa quanto quella fisico-aggressiva, una più profonda, in verità fonte di qualsiasi comportamento “rabbioso”. I danni che produce sono maggiormente devastanti quanto meno se ne sia consapevoli. Spesso quando la si prova si tende a cercarne la causa in un fattore esterno ed estraneo a noi, ma non è così…
È nostra, fa parte di noi, ne siamo causa e corpo. Quando con coscienza e accurata osservazione la si riconosce, è più facile smussarla, capirla e direzionarla affinché non abbia un risvolto, un esito negativo. Se invece si è preda di essa si manifestano atteggiamenti spesso assurdi, subdoli, menzogneri. Chi prova rabbia gratuitamente, anche quando l’altro da sé non gli ha prodotto alcun danno, in realtà sta combattendo contro se stesso. Una disperazione cronica causata da invidia, mancanza, insicurezza, insoddisfazione. Cerca un nemico, ma in realtà lotta contro la propria persona; si percepisce peggiore degli altri, mancante di molto, inconcludente ed è una condizione difficile da accettare; più facile istigare gli altri, farli capitolare, renderli vulnerabili così da farli cadere o risultare peggiori di loro. Assumono componenti assurdi, ridicoli, menzogneri, con l’unico scopo di far provare la loro stessa rabbia all’oggetto della loro invidia.
Così ho capito che molti atteggiamenti utilizzati per ledere la mia persona erano causati da quanto, quelle stesse persone, mi ritenessero migliore di loro e “follemente irraggiungibile”; ho capito che ognuno deve nuotare da solo nel mare della propria rabbia senza avere appigli e senza che nessuno gliene offra; arrivare a riva a nuoto, o almeno provarci, chi affoga e chi tocca terra.
C’è chi ancora canta quella canzone che fa : “Al timone la follia e ci ritroviamo in alto mare, per poi lasciarsi andare sull’ onda che ti butta giù e poi ti scaglia…”.
Leandra Tersigni per @tantipensieri
Foto dell’autrice