Arrivai in quel lussuoso hotel in anticipo e molto agitata.
Nonostante sapessi già il numero della stanza e avessi ricevuto istruzioni molto precise decisi di far attendere il mio accompagnatore, in fondo dieci minuti di ritardo ci potevano stare.
Avevo bisogno di calmarmi, magari di bere qualcosa.
Trascorsi quei minuti sorseggiando un prosecco e fissando il mio volto allo specchio del bar; quella mattina avevo deciso di truccarmi poco, mi sentivo diversa e per la prima volta mi sentivo bellissima, desiderata.
Guardai l’orologio, era arrivato il momento di salire.
Non potevo più rimandare il mio appuntamento al buio, quindi con disinvoltura chiamai l’ascensore e salii fino al settimo piano.
Camminai quasi sospesa fino alla camera 757 e mi fermai un istante, incerta, prima di aprire la porta con la chiave magnetica che avevo ricevuto.
Chiusi lentamente la porta dietro alle mie spalle. Sapevo benissimo che quello che stavo facendo era una follia, una piacevole follia, ma ormai non potevo più tornare indietro.
L’adrenalina era a mille, il cuore pulsava così forte che sembrava volesse uscirmi dal petto mentre il sangue era affluito fino alle guance facendole diventare rosso fuoco: potevo sentirle bruciare anche senza passarci il palmo della mano.
Mi ci vollero pochi attimi per abituarmi al buio della stanza. Lui era lì.
Avvertivo la sua presenza, sentivo il suo respiro regolare, sentivo il suo profumo che aleggiava nella stanza.
Non potevo muovermi, non volevo muovermi anche se la voglia di sfiorarlo era tanta.
Come ipnotizzata iniziai a camminare lentamente, verso di lui, verso il suo respiro; era come se un filo invisibile mi portasse da lui, lui che avevo sognato per sette lunghissimi mesi, lui che era diventato il mio tormento, la mia passione più grande.
Lo sentivo, sentivo il suo respiro a pochi centimetri dalla mia pelle; sentivo le sue mani che mi sfioravano le guance, le labbra.
Rimasi immobile mentre la sua bocca s’impossessò della mia.
Un bacio dapprima quasi lento, timido, come a voler sciogliere tutte quelle barriere che ci separavano, come a dover sciogliere le mie paure. Poi sempre più violento fino a quando le nostre lingue s’incontrarono e iniziò una lunga e lenta danza, un bacio da togliere il respiro.
All’improvviso si staccò da me e con le dita iniziò a disegnarmi il contorno delle labbra e senza accorgermene mi ritrovai tra la parete fredda della stanza e le sue braccia.
Le sue mani mi toccavano freneticamente facendomi ribollire il sangue nelle vene.
Lo volevo, lo volevo con tutta me stessa. Non riuscivo a staccare le mie labbra dalle sue, ero tutto così maledettamente eccitante che mi sembrava di vivere un sogno.
Poi iniziai a sentire un suono, come se qualcuno si fosse attaccato ad un campanello.
Fu allora che tutto, come per magia, scomparve.
Mi girai nel letto, spensi la sveglia e rimasi a fissare il soffitto.
Non mi era rimasto niente, a parte il sapore delle sue labbra sulle mie, a parte quel senso di appagamento che si prova solo dopo aver toccato il culmine del piacere, della passione… ecco mi era rimasto tutto questo e la voglia… di rifarlo ancora…
Mbarbie per tantipensieri
immagini dal web