Così hai avuto un figlio. Non nostro,
non mio.
Hai avuto un figlio nel grembo
di un’altra, un grembo più grande,
più adatto del mio.
Hai avuto un figlio, un figlio
reale, non queste sciocche, sciocche parole
di aria e di carta, le mie.
Hai avuto un figlio ed era d’inverno,
un figlio modello, erede esemplare
di un’estate trascorsa a inveire l’amore.
Hai avuto un figlio, un figlio distante
da queste gambe incapaci
di aprirsi abbastanza al viaggio
più grande, un figlio di carne.
Così hai avuto un figlio. Solo tuo,
non nostro, non mio.
Alessandra Corbetta