Leggendo qualche dato su internet, si rimane decisamente impressionati riguardo l’argomento “scomparsi”. Solo in Italia dal 1974 ad oggi, si contano più di 50.000 persone sparite nel nulla, di cui più di 9000 solo nel 2017. Le motivazioni sono tantissime: migranti che si allontanano dai centri d’accoglienza, con la speranza di raggiungere altre mete estere (moltissimi sono minori); figli, anche minorenni, che in seguito a disaccordi familiari usano la fuga come una forma di protesta; adulti che finiscono nelle grinfie di sette; alcuni scappano per ricostruirsi una vita altrove; casi di rapimenti dagli inspiegabili motivi; sospetti omicidi con sospetti colpevoli… insomma un esercito di persone. L’esercito degli scomparsi appunto. In casi fortunati la persona scomparsa viene rintracciata, o perché torna spontaneamente, oppure a seguito avvistamenti. Spesso si rinviene il cadavere, ma la maggior parte delle volte non si hanno più notizie.
La domanda che mi pongo, con angoscia crescente e con una sorta di rabbia, è sempre la stessa:
– Come può una persona sparire come se fosse stata inghiottita dalla terra? Comeee??? –
Eppure è così. Una storia infinita quella di Emanuela Orlandi (1983), con coinvolgimento del Vaticano. La piccola Denise Pipitone (2004), finita in una faida familiare. Le gemelline Livia e Alessia Schepp (2011), vittime di un amore malato. Davide Cervia, esperto tecnico di armi elettroniche, scomparso nel 1990. La famiglia ricevette un’offerta di un miliardo di lire per lasciar cadere il tutto, da qualcuno che non fu mai nominato, subito dopo il ritrovamento dell’auto, intatta, con dentro i fiori per la moglie. Roberta Ragusa (2012), consorte forse un po’ scomoda, ma madre per i suoi figli. Angela Celentano (1996), scomparsa su un monte durante una scampagnata. I genitori arrivati fino in Messico per verificare una segnalazione che sembrava una svolta, rivelatasi invece un fallimento.
Molto spesso ci sono fattori che accomunano queste vicende. Uno di essi è rappresentato da scomode verità che qualcuno conosce bene. Ma sono verità importanti, che scatenerebbero un putiferio, meglio tacere. In altri casi si tratta di pura e semplice omertà, dovuta ad alcune realtà e relativi modi di pensare.
Una cosa bruttissima, che però ogni volta purtroppo si verifica, è la corsa allo scoop. Sciacallaggio giornalistico ai limiti della bastardaggine. Ricerca spasmodica di notizie e notiziole, interviste inutili perfino al gatto della vicina di casa, pur di tirar su ascolti, sulla pelle di queste persone, che magari si trovano in situazioni tragiche. E dei familiari ne vogliamo parlare? Finiscono in un vortice di disperazione, in un inferno. Ad ogni squillo o vibrazione di telefono sperano e sperano, ma invano.
Un caso, con tutto il rispetto, forse un po’ anonimo in confronto a quelli che ho menzionato, mi fece molto riflettere a suo tempo. Non ricordo esattamente dove accadde il tutto e quando. Un uomo, marito e padre di famiglia, uscì di casa al mattino presto per andare a pescare. A mattinata inoltrata disse ai suoi amici che non stava bene e sarebbe tornato a casa. Poi buio completo. Ipotesi, supposizioni e allusioni di ogni tipo, che la moglie e i figli dovettero sopportare. Dopo più di un anno, fu ritrovato in mezzo ad una pineta, ancora a bordo della sua auto e con la cintura di sicurezza indosso. Mentre guidava, sicuramente a causa del malore, perse il controllo dell’auto che, impazzita, sfondò la rete divisoria tra la strada e il vicino prato, attraversandolo e finendo schiantata tra agli alberi. Nessuno vide niente o quantomeno riferì di aver visto.
Credo che non avere più notizie di una persona cara sia la peggior tortura che ci possa essere. Interrogarsi in continuazione, cercare di capire, supporre, o magari farsi corrodere l’anima da sensi di colpa, deve essere terrificante. Forse sarò un po’ cruda, ma penso che, seppure con grande dolore, sia una fortuna ritrovare il corpo di una persona cara scomparsa piuttosto che rimanere nel limbo.
@borghettana per @tantipensieri
Immagini dal web