Istinti fatali

Si salutarono, lei scese dall’auto, ringraziando Bob per il passaggio.

Era stata una serata straordinaria, trascorsa come altre a passare momenti di comitiva al solito piano-bar, sul lungomare.

Le venne in mente, prima che chiudesse lo sportello, di chiedere a Bob se l’indomani avessero potuto completare quel lavoro, mancavano solo alcuni documenti. Ma Bob le rispose, senza alcuna esitazione che parte della documentazione la possedeva lei. Che sbadata, pensò Rossella solo per un attimo, tra sé e sé… Li aveva lei, ed era il caso li desse già a Bob. “Ascolta, Bob, se sali su un attimo, te li do, così inizi a lavorarci su domani mattina e poi, in pomeriggio, potremmo completare tutta la pratica, insieme.”

Erano da soli, davanti all’ascensore, le loro parole avevano un suono solitario, essendo gli unici, a quell’ora tarda, a popolare l’androne di quell’antico palazzo. Mentre attendevano che arrivasse, Bob e Rossella si guardavano iniziando a sorridere, un po’ ancora brilli per la serata trascorsa insieme agli amici. “E’ ancora presto per pensare alle ferie, vero Rossella?”. “Beh, direi proprio di sì, Bob, le sto aspettando con ansia, ho proprio bisogno arrivi presto agosto, per concedermi un meritato relax… come te, del resto…”, rispose facendogli l’occhiolino. Bob l’ascoltava e le rispose annuendo,  compiaciuto, fissandola negli occhi, che in quell’ambiente vuoto e terso, illuminato da luci buie, si erano improvvisamente riempiti di un nuovo colore, assumendo una sfumatura più viva del solito castano. Rossella aprì le porte di quell’ascensore, un po’ démodé, classico come il palazzo in cui abitava, facendovi accomodare Bob. Vi entrarono, stringendosi un po’ in quel vano appena sufficiente per alloggiarvi al massimo tre persone. Nel chiuso tragitto, i loro profumi si mischiavano agli odori delle pelli sudate, sprigionando un mix che ai loro olfatti li iniziava a una certa idea, creando eccitazione. Erano vicinissimi. Rossella, leggermente imbarazzata, sorrideva appena al suo collega, anche lui impacciato ma piacevolmente preso da quel momento.
Arrivati al piano, si avviarono verso l’appartamento, lungo un piccolo corridoio, nel quale rimbombavano i rumori dei tacchi di lei e il lieve cigolio delle scarpe di lui. Era una cadenza quasi sincronizzata, che alle loro orecchie evidentemente stava lasciando presagire ben altra sincronia.

Rossella fece accomodare in fretta Bob nell’appartamento. “Bob, intanto mettiti comodo pure qui, nel salotto. Ti vado a prendere i documenti.” gli disse, togliendosi il soprabito e lasciandosi vedere. Bob non poté non cogliere la trasparenza di quella camicetta, appena un po’ sudata, ma che rivelava, oltre il sottile tessuto di seta, la freschezza e l’avvenenza di una donna attraente, quella che lui aveva sempre vissuto come una collega e amica di serate, ma che ora gli si presentava in una speciale femminilità che lo prendeva. Una forza irriverente portò Bob a muoversi, per prendere con una mano quei documenti che lei intanto le aveva portato, e con l’altra a toccare sensualmente il braccio di lei, che avvertì come un brivido quel contatto, caldo come in quel momento le appariva il suo amico. Non ci fu tempo per dirsi nulla, Bob poggiò frettolosamente le carte sul tavolo, deciso, senza lasciar distogliere lo sguardo eccitato dagli occhi di lei che gli stavano proprio dicendo di afferrarla, abbracciarla e possederla come desiderava, come probabilmente aveva sempre sognato di lasciarsi prendere da lui.

Il bacio fu molto eloquente, mentre Bob le sbottonava la camicetta. Le mani di entrambi iniziarono a correre lungo i loro corpi, fino a spingersi più giù, dappertutto. Avevano insieme risposto ai rispettivi, comuni istinti, a ciò che stavano per vivere. Si lasciarono sfilare i vestiti da dosso, ricordando la cadenza dei passi che li avevano accompagnati a quell’amplesso. E continuarono a camminare sulle loro pelli, sempre più su, verso le altezze estasianti del piacere. Innamorati.

E vennero presto, le loro ferie.

 

@_Belcor_ per @tantipensieri

 

immagine dal web

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