La paura di essere dimenticati.
Credo sia questo che detta il quasi disperato bisogno di apparire, di mettere sul mercato ogni minimo dettaglio della propria vita, le ansie, quello che intimamente ci accade; lo trovo forte e inutile, ma che rispecchia tante persone in una società veloce e distratta.
Sarà un modo per urlare “io ci sono?”
Il far sapere di esistere, di avere vizi, di avere difetti, di avere disturbi anche banali, passeggeri, di avere guerre interiori che fatichiamo a vincere.
E se fosse tutto una scusa buona per prendere tempo e non uscirne?
Un riscatto mentre il silenzio ci avvolge, mentre pare che il resto del mondo preferisca fuggire e sfuggire al reale, piuttosto che guardare chi ha di fronte, come se il faccia a faccia nascondesse dei mostri e invece se ci sfoghiamo su di uno schermo sembra tutto più semplice.
Ero sulla metro linea gialla di Milano di rientro da una domenica di relax con la mia amica di una vita, ridevamo e scherzavamo, quando di colpo mi fermai e le tirai una gomitata, eravamo le uniche a parlare con una persona al nostro fianco, eravamo le uniche a sorridere, eravamo le uniche la cui voce usciva dalla gola e non rimaneva incastrata nella mente per trovare sfogo da sotto le dita.
Le uniche in un silenzio di indifferenza.
Quante altre volte mi è successo, quante altre volte ho visto questa bolla attorno a me, un incastrarsi lontano mentre si è comunque a contatto con altre persone.
Ricordo ogni volta che in un viaggio ho guardato negli occhi qualcuno, raccontarmi. Come lasciare un pezzo di me altrove, una cartolina, il cui destinatario sarà il solo a decidere che farsene.
Vorrei non fosse però un continuo gettare, vorrei non fosse un continuo rimanere chiusi in se stessi per poi sfogarsi senza urlare.
La paura di essere dimenticati è come un virus di cui ci stiamo ammalando in parecchi e credo basterebbe alzare gli occhi e ritornare davanti a noi stessi, non come un selfie scattato con cura, ma con la semplicità di mostrarci per ciò che siamo realmente, anche con rughe, capelli arruffati. Fantasie e fobie.
Debora Alberti per @tantipensieri
Immagine dal web