Forse è tutta una questione di porte. Ognuno ne costruisce una tutta sua, come vuole, come può, come gli eventi impongono. Ci si lascia trasportare un po’ dal clima che c’è là fuori, da quell’aria di primavera che porta ad aprirle timidamente, al gelo inaspettato di Dicembre che costringe a ripararsi dentro sperando di conservare un po’ di calore. C’è chi di una porta ne fa una barriera e poi ci sono io; sono quello che non riesce a far proprio quel famoso proverbio. Forse è perché ho questa visione dei rapporti che continua ad essere più incentrata sul restare, che sull’esplorare e cambiare, abituarsi a un incomprensibile e costante stancarsi. Probabilmente sono quello che, le uniche porte che ha chiuso, le aveva costruite in vetro. E così mi volto indietro e vedo ancora tutto, chiaramente. E forse va bene così. In lontananza si vede un bel panorama e le cose che finiscono possono lasciare anche quella sensazione di serenità che lasciano i tramonti. Quelle porte creano un distacco dalle cose già successe, ma le ricordano tramite un mormorio indistinto di immagini che arrivano generalmente quando sono distratto. Dimenticare sarebbe incoerente, troppo facile. E così quel proverbio lo rielaboro, lo riscrivo, provo davvero a renderlo mio. Socchiudo porte e spalanco portoni. Sarà che certe cose non le imparo mai e spero sempre che, prima o poi, qualcuno si senta libero di restare, mentre le occasioni sbagliate scappano via.
@Italicuss per @tantipensieri