Buon compleanno Sara!
Quando ti ho fatto entrare nella mia vita sei stata come quell’amica sempre pronta ad ascoltarmi e a modo tuo consolarmi, arrivata in un periodo particolare di me, di un percorso che mi rendeva davvero molto triste, ma al tempo stesso una guerriera con armatura indistruttibile.
Sei arrivata…ti ho creata.
Così, nata dal nulla, come una presenza che mi desse il coraggio di esserci ma cercando di distrarmi. Ti ho pensata per la prima volta la notte del mio compleanno, perché avevo bisogno di storie per proteggermi dalla mia realtà scomoda.
Eri diversa da come poi ti ho impastato nella versione definitiva, eri…sei…quella donna che con il tempo ho capito tenevo nascosta, quella che in silenzio aveva comunque continuato a crederci e solo ora, solo dopo tempo so che eravamo davvero parecchio simili.
La scrittura come scudo, come un riparo dagli ostacoli, come una roccia dietro la quale sembrava mi stessi nascondendo, ma stavo solo cambiando quella parte di me che all’apparenza era fragile.
Parlo tra quelle pagine di una te donna, ancora prima però ragazzina costretta ad aggredire la vita, perché si comportava da antipatica, con scivoloni di sfortuna.
Alla tua età com’ero? Credevo di non farcela e allora ecco che capisco: anche se dopo dieci anni, in te avevo voluto far specchiare quella me che credevo non esistesse.
Buon compleanno Sara!
Non so perché scelsi il 13 marzo come tua data, credo sia l’unica nel mio romanzo che non si ricolleghi a nulla della mia vita e allora credo sia proprio per questo: tu unica, come ogni parte di te, la tua forza e poi quella ingenuità che sebbene donna da un po’, doveva affiorare e farti comunque assaporare la lentezza di certi gesti, di profumi attorno.
Siamo cresciute assieme.
Con orgoglio ti ho portata dentro e poi annotata in ogni dove, ti ho descritta per stuzzicare gli ipotetici lettori, ti ho accantonata poi ma mai dimenticata, fino a che ti ho presentata davanti ad un pubblico proprio un anno fa, alla vigilia dei tuoi 30 anni.
Perché sebbene tu sia un personaggio inventato, protagonista di una storia, della mia storia che le dita hanno imbastito, per me resti e sarai sempre quell’amica, quella che in silenzio nonostante tutto ha provato a portarmi lontano dalla mia realtà, perché sono state proprio le mie parole, per la tua vita e crescita, a salvarmi.
La guerriera si era fatta la sua corazza, tra due nastri di raso viola.
Debora Alberti per @tantipensieri