Parlavano senza guardarsi negli occhi.
Le mani poggiate sul ginocchio di lui, rimanevano incrociate e sigillate in un tocco che sapeva di tutte quelle volte che si erano cercati al telefono, con la voglia di dirsi un sacco di cose, ma alla fine ci avevano solo girato attorno, finendo con il ridere sulle stramberie combinate dal vicino o dal collega.
Non si vedevano da mesi, il tocco era stato automatico, perché il corpo aveva bisogno di contatto, di cercare quello che gli occhi intimiditi non riuscivano a svelare nell’incontro sfuggente.
Le guance rosse di lei, nascoste sotto i ricci scuri che facevano da scudo con la loro allegria.
Si credevano troppo adulti per un amore che non riuscivano a svelarsi, troppo impauriti per lanciarsi in qualcosa che avevano dimenticato si potesse provare.
Sensazioni impastate come se fossero adolescenti vivi oltre muri di case e scuole, con la voglia di correre altrove per vivere i propri sogni.
Lei così aveva fatto quasi vent’anni prima, rinunciando ad un percorso che non le avrebbe donato la felicità di un cammino, voleva dipingere, essere maestra dei sogni ad olio e così aveva mollato il suo piccolo paese per una grande città.
Lui non si era mosso, aveva imbastito i suoi progetti stando nella casa di famiglia, vivendo avventure che presto si erano rivelate solo storie senza troppo contorno.
Si conoscevano da sempre.
Diciotto anni di lontananza in una vicinanza stretta dettata dall’amicizia, ma è sempre stato quello che loro credevano, mentre gli occhi si abbassavano sulle dita e per la prima volta dopo una vita, avevano trovato il coraggio di ribellarsi oltre le guance rosse, oltre i sospiri.
Adulti con progetti ancora grandi sui comodini del loro tempo, mi fanno ora sorridere in una foto che guardo felice: la pancia di lei leggermente ingrossata, l’ombelico che fa da spirale verso un progetto che avrà grandi passi da percorrere e il volto di lui rivolto questo mondo nuovo, con le labbra dolcemente appoggiate sulla pelle candida della donna che da sempre ha amato senza mai svelarlo neppure a se stesso.
Sorrido, mi ci rivedo un po’…
Lei scrive sopra questa foto in bianco e nero, scattata in un tempo presente con sembianze di un passato elegante: NOI… LA MIA META. TU LA MIA META’… IN TUTTI I SENSI.
Debora Alberti
Immagini dal web