Tra le tante canzoni italiane e straniere, non so perché ma, quando penso ad un bimbo che sta per nascere, mi viene in mente una ed una sola canzone: Sara di Antonello Venditti, anno 1978.
C’è da premettere che, tra tutti i nostri bravissimi cantautori italiani, Venditti mi ha sempre trasmesso molte emozioni nelle sue canzoni e che lui, da vero pioniere, ha scritto e cantato pezzi sulla droga, sul femminismo, sul mondo giovanile e sull’amore, lo ha sempre fatto in modo non scontato e mai banale, ed anche nell’affrontare la maternità di una giovane ragazza alla fine degli anni 70, lo fa con estrema delicatezza.
Sara: piccola, giovane ed innamorata di un giovane ragazzo poco più grande di lei, anche lui la ama e la ama tanto e vorrebbe proteggerla per tutta la vita, ma la vita è difficile oggi come ieri e non è facile amarsi a 16 anni.
Mancano soldi, lavoro, istruzione e poi ci sono le reticenze della gente di quegli anni, giovane ragazza madre e giovane studente, immaginate per l’epoca che situazione, che disagio.
La canzone, strofa per strofa, sviluppa tutta questa situazione, per un amore consumato troppo e troppo presto.
Ricordo bene che la legge sull’aborto è del 1981 e quando Venditti scrive Sara era il 1978 e che, solo 4 anni prima, nel 1974, era stata approvata la legge sul divorzio, insomma un testo che colpisce nel segno dell’avanguardia.
Avevo esattamente 16 anni ed era il 1988, una mia compagna di classe restò incinta, sebbene fossero passati già dieci anni dalla canzone di Venditti noi le cantavamo sempre Sara, con le lacrime agli occhi a piangere felice per lei e con lei; la mia amica ha partorito alla fine della 4 superiore, promossa e l’anno dopo diplomata, con noi tutte.
Fuori ad aspettarla c’era suo figlio, il suo ragazzo e tutta la famiglia.
Io ascolto Venditti e penso anche a loro, a quella compagna di scuola e penso alla vita, all’amore ed alla società che a volte invece mi sembra faccia passi indietro e non avanti, e allora sapete cosa c’è che: leggo, mi informo, ascolto la musica e la gente e allora capisco che, per fortuna, la società è ancora fatta di pionieri come Venditti.
@arica72
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