Un terrazzetto di un semplice albergo si affaccia sul mare, una ringhiera bianca lo circonda, rami di edera e fiori fucsia si arrampicano intorno ad esso. Un pavimento che richiama il colore del corallo, tavolini e sedie in ferro bianchi, ombrelloni color ciliegio. Un pomeriggio ai primi di settembre, ore 18:00, i tavoli sono tutti vuoti tranne due.
Due donne, una girata verso il lato destro, l’ altra verso il sinistro, si danno le spalle. Una è castana, capelli lunghi, sandali con stringhe bianche e dorate, un vestitino leggero turchese, fluttuante, profumato; una grande borsa di paglia dove sembra esserci tutto un mondo dentro.
L’altra, anch’ essa castana, capelli cortissimi rasati a lato; scarpe azzurre da tennis, canotta semplice a spalline larghe di un blu scuro, pantaloncini color senape che ricordano i bermuda di un uomo, uno zaino nero accanto.
La donna in turchese ordina un succo di ananas ed una macedonia di frutta con gelato alla fragola. La donna in canotta sceglie una bottiglia di birra, patatine, olive ed ogni tanto sputa qualche osso nella mano; si attacca alla bottiglia, ne ordina un’altra ed un’altra ancora; maneggia il suo telefonino in modo isterico.
L’ altra ha appena preso un libro, lo apre , subito è assorta nella lettura.
Ad un certo punto sopraggiunge il suono di una voce, è la radio del locale che si diffonde anche all’ esterno. ” Degli studiosi affermano che le donne bevono perché non si sentono femminili e proprio all’ origine dell’ alcolismo c’è una certa incapacità di realizzare pienamente una sessualità serena e soddisfacente; è il fallimento del ruolo di madre, di moglie, di donna. L’ alcol placa questi conflitti, la natura di una donna alcolizzata è infatti nevrotica, conflittuale, mancante di autostima”.
La donna in canotta ha sentito tutto molto bene, quante volte ha voluto far vedere, specie agli uomini, di saper reggere l’ alcool appunto come un uomo. Quante volte ha fatto finta di non accorgersi dello schifo e della pena che provavano alcuni nel vederla ridotta così. Quante volte si è presentata come grande conoscitrice di vini, di liquori, per darsi un tono, per costruirsi una particolarità. Quante volte ha rinnegato diversi simboli di femminilità pur di sembrare alternativa, diversa; quante volte si è comportata come un maschio, un compagno di bevute ed il suo ruolo finiva là, senza nessuno che vedesse il suo essere donna. Si è costruita rinnegando le caratteristiche di una vera donna ed ora non le rimane che farsi foto con una birra accanto per perpetuare questo suo personaggio così idiota e finto; non può tornare indietro, non ne è capace.
La donna dal vestito fluttuante ha ascoltato anche lei. Ha sempre provato pena per le donne che fanno dell’alcool un simbolo della loro vita, ringrazia se stessa di aver rispettato il suo essere “femmina”, di aver seguito la natura, l’indole innata. Accavalla le gambe, il vestito sale leggermente più su, le sue gambe sono abbronzate.
La donna rasata si allunga infastidita dai suoi stessi pensieri su una sdraia, allunga le gambe, incrocia i piedi, la quarta birra tra le mani, nelle stesse modalità di un uomo inconcludente in attesa della sua preda.
@TersigniLeandra per tantipensieri
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