«Una candela solitaria è quasi come una persona, un’anima abbandonata al dubbio, che inaspettatamente si trasforma quando qualcuno si avvicina, quando non è più sola».
Gunnar Gunnarson, Il pastore d’Islanda, Milano, Iperborea, 2016, p.27
Il freddo islandese, il cielo travolto da un’inarginabile tempesta di neve, ghiaccio stilettante, un pastore dall’animo puro che si incammina per trovare le pecore disperse e ricondurle alle fattorie, rispettando una tradizione personale, in nome di un’etica incomprensibile ai più, avventurandosi con gli unici amici che non lo tradiranno mai: un affettuoso cane e un forte montone. L’autore di questa narrazione di fede e determinazione conosce il buio scoraggiante e il gelo pungente della sua terra d’origine, descrive il desolante inverno incontaminato dei monti amati ma avversi. La natura che tutto piega al suo volere, prende il sopravvento in questo breve canto di Natale, spingendo i protagonisti sul confine con la morte. Forse per rincuorare il lettore, forse per rassicurarlo e incoraggiarlo a continuare la privata scalata di parole scelte, significati profondi e sentimenti veri, accende tra le sue pagine brevi riflessioni, piccole candele di carta, nella speranza di scaldare le dita di chi sfiora con rispetto e attenzione la sua eredità letteraria. Ho letto d’un fiato il sottile volume, alla ricerca di queste candele solitarie, doni di considerazioni importanti, restandone affascinata. Ho sempre creduto che le candele siano richiami per spiriti celesti, fiaccole ai bordi di sentieri dispersi in una notte senza stelle, torce incandescenti poste a illuminare gli angoli con la loro aureola di riflessi. Candele, tremolanti fiammelle, lumini oscillanti, lanterne galleggianti in laghi di cera. Lo stoppino scoppietta appena prende fuoco, brilla, acquista sicurezza gonfiandosi di altra vita, diffondendo nuova luce, indorando l’atmosfera. Guardo quella accesa sul muretto del camino, versi di poesie sconosciute si accavallano nei pensieri, consumandosi… cera sciolta e immaginazione. In un battito di ciglia si spegne silenziosa, indisturbata e senza disturbare, soffia il suo ultimo fragile bagliore e svanisce in un inafferrabile filo di fumo… Come chi non c’è più, ma lascia una costante, flebile scia di profumo, consapevole che al primo lume risvegliato, torneremo a non essere soli.
@babyLux_93 per @tantipensieri