GIORNO 1
I ricordi si prendono, uno ad uno,
e si iniziano a contare: non come giorni
scanditi da un’alba e un tramonto,
ma come mattoncini Lego
separati per colore dalle mani
di un bambino progettuale;
le istruzioni sulla scatola dicono: TUTTO DA RIFARE.
GIORNO 2
Scendi e non fermarti,
scendi e fai gallerie di talpa
su questa faccia di porpora stanca;
prenditi lo sporco,
il viscido liquame rimastomi addosso,
prenditi ogni osso
che non è riuscito a spezzare:
mai mi diede il braccio
per salire le scale!
GIORNO 3
Tutto è rimasto indietro,
la mia orma ormai si sdoppia,
diventa passo di un altro cammino.
Sarò l’ululato mannaro:
tu lo sbranato mattino.
GIORNO 4
Alla fine, la fine è arrivata.
La scia buonissima del profumo perseguitante i sogni
svanisce tra le narici chiuse dal rancore,
nessuno più dice: “ci siamo già visti!”.
Il ricordo, raggomitolato dentro un cestino
poggiato alla destra del divano,
si srotola sul vecchio tappeto persiano:
neanche il gatto ci gioca, l’emozione va verso un vaso di fiori.
Fuori dalla finestra restano a testa in giù le radici del vento,
sulle tendine gli uccellini cantano: ti fai piccola e ti unisci a loro.
Gli usignoli non possono farti del male, così cinguetti
alla fine: la fine è arrivata!
(Silloge inedita)