Il momento giusto poteva essere quello.
Oppure no, come sempre. Ma parlare a un figlio e’ sempre difficile, inutile negarlo.
Roberto ha 45 anni, un figlio di 16, una moglie, un lavoro duro e tanti ricordi .
Volto familiare? Probabile, un very normal people si diceva qualche anno fa.
Il momento di guardare nell’anima del figlio Luca, di capire cosa era rimasto dei suoi suggerimenti, consigli, confronti. Luca come al solito era in camera, col suo telefono pieno di app, la sua finestra sul mondo , per comunicare, leggere rispondere, indignarsi o ridere, ammazzare il tempo e la noia.
Il saluto fu il solito, una strizzata d’occhio e papà’ Roberto era già’ seduto davanti al figlio.
Luca lo guardò un attimo, lo conosceva, era uno di quei momenti da uomo a uomo che lo facevano sentire grande, non disse nulla, posò il telefono e si mise in ascolto.
“Ecco ….” Iniziò Roberto, volevo chiederti: “stare sempre su quel telefono, come fai? Come fai a non uscire quasi mai, a leggere qualche libro che non sia di scuola, io ti ho insegnato altre cose e forse non ho fatto un buon lavoro.”
Luca lo guardò sorpreso”Papa’ non capisco, sto seguendo i tuoi consigli.”
“Come? A me non sembra!”
“Ah no? Allora sei confuso, hai sempre detto di usare i miei mezzi e quelli che mi fornisci per migliorare, imparare, essere curioso ed io ho trovato questo mondo, fatto anche da te, sto usando quello che ho per cercare di capire e vedere se si può fare qualcosa in più di quello che avete fatto voi, non e’ solo un passatempo, voi non avevate tante informazioni, no? Quindi perché ignorarle? “
Roberto sorrise, non disse nulla e uscì.
In quel momento rientrò la moglie Elisa , la salutò e le disse: ” Bel lavoro si, bel lavoro!”
@jackderoma
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