Il cielo è pesante.
L’ho pensato quella mattina, tanti mesi fa, tanto da sembrare passata una vita.
Tornavo da un fine settimana con lui ed era andato tutto male. Non c’è speranza per chi non capisce i silenzi, per chi ascolta musica senza andare in profondità, per chi non riesce a smussare l’opacità del proprio cuore. Quindi poi tutto collassa e affonda, come quel sentimento che forse avevo ma che è stato distrutto.
Ho guardato fuori dal finestrino e la campagna era grigia; mi sono detta: ” ma se io sono felice perchè vedo tutto scuro, dov’è l’inghippo?”
Ancora non sapevo che da lì in poi sarebbero partiti giorni di lacrime e di maledizioni, giorni in cui mi sarei persa per poi ritrovarmi tra un cuscino e una carezza, un: ” tu hai dentro il sole mentre lui vive di notte. Tu risplendi, in lui c’è tristezza. Vuoi davvero piangere per uno così?”.
Ma io non piangevo per lui, piangevo per me. Per la mia pelle e le mie ossa, per gli odori e il sapore, per i filamenti dorati dei miei sogni distrutti. Piangevo per rassicurarmi perchè sono fatta così, quando soffro tengo tutto dentro e poi esplodo all’ultimo, come il boato alla fine della corsa. La mia si è fermata troppo tardi, dovevo arrendermi prima.
E poi la mia RI-nascita.
Lì il cielo non era più pesante, anzi brillava d’azzurro e di promesse.
Ho preso quei ricordi pessimi e li ho infilati nel cassetto della biancheria sporca, dove di solito metto tutte le cose che ho dovuto sopportare e che ormai non fanno neanche più tanto rumore.
Ora piove, ma credetemi se vi dico che io vedo il sole come in quei giorni di inizio Giugno quando ho deciso che valeva la pena, ed ho iniziato, ad essere finalmente felice.
@TatilaFoca
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