Memoria piena: rischio di black out

È una giornata caldissima, il traffico impazzisce e onde di aria proveniente dall’asfalto fanno vibrare gli oggetti. Il climatizzatore dell’auto, puntato sui 24 gradi, riesce appena a dare sollievo. Il volante scotta e il telefono continua a squillare insistentemente e a evidenziare scampanellando notifiche WhatsApp. Chi sarà mai? Il conducente decide di impugnare il telefono, visto che il traffico non accenna a muoversi … ci sono 15 tra messaggi WhatsApp e chiamate non risposte. Cercare di rispondere a tutte, vista la situazione, è impossibile, ma ci vuole provare lo stesso.

Intanto le auto ripartono ed il traffico comincia a scorrere, quando l’autista vede, con la coda dell’occhio, un alimentari e decide di accostare per acquistare velocemente il pranzo. Il bambino sul seggiolino posteriore dorme. Qualche minuto e si potrà riprendere la via di casa. L’auto accosta e la persona scende, tanto saranno solo pochi minuti, pensa. Il telefono squilla ancora… è l’amministratore di condominio che ricorda la rata da pagare scaduta da un mese e nel frattempo risponde ad altri due o tre messaggi. Sembrano passati pochi secondi, guarda l’orologio e in realtà sono passate due ore. Una sensazione di disperazione corre lungo la schiena e stringe i muscoli dell’addome… il primo pensiero è: il bambino sul seggiolino in auto!

Ho provato a descrivere cosa potrebbe succedere in una giornata qualsiasi di una persona qualsiasi.

Stressati dal lavoro, dalle scadenze e dalle telefonate finisci per andare in black out. La percezione del tempo è distorta e quelli che possono sembrare pochi minuti diventano ore. Una sorta di tunnel spazio – temporale che fa andare in tilt le nostre funzioni cognitive.

Cosa succede esattamente e perché?

Uno dei “bug” della nostra società è il “Sono perché faccio”. La vita quotidiana finisce per diventare una rappresentazione di noi stessi.  Ci presentiamo come Ingegner Rossi o Dottor Bianchi, dimenticando che siamo, prima di tutto, persone. Ci identifichiamo con gli oggetti che possediamo, che rendono sì la vita comoda, ma che non devono diventare più importanti di noi e delle persone. A tutto questo si somma una richiesta notevole da parte del nostro ambiente di “prestazioni” e di “tappe”.  La più classica sequenza è: laurea, lavoro, mutuo, casa, moglie,figli… successivamente, per  tanti purtroppo, c’è il seguito che consiste in divorzio e cane o gatto.

Fatti di cronaca testimoniano amnesie clamorose in persone assolutamente inserite in società, eppure neanche loro immuni. Manca essenzialmente la calma e scoprire la nostra interiorità, che è forza creativa. Con la calma il tempo abbonda, sembra strano nella nostra società, ma è così. Siamo ipnotizzati dalla velocità supersonica per tutta la giornata e dal tutto e subito, dimenticando che non sono cose di questo mondo. Elaboriamo pensieri e soluzioni a velocità eccessive per un lungo periodo di tempo e finiamo per sovraccaricare il sistema cognitivo, dando origine a black out e dimenticanze eclatanti.

L’invito è quello di calmare il respiro e la mente, al fine di ottenere lucidità e scioltezza e dare una priorità alle situazioni e, soprattutto, nutrire la nostra creatività conservando uno spazio interiore per poter ricordare sempre che siamo persone e non automi costretti a ritmi impossibili.

Pierluigi Avolio

immagini dal web

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