Un giorno mi chiese se avessi voglia di fare due passi con lui. La sua richiesta mi parve molto strana, lui non aveva mai fatto due passi in giro per il corso come tutti gli altri vecchietti del paese. Non che si ritenesse superiore o cosa, semplicemente non gli piaceva.
Io, sedicenne, avevo altro per la testa che camminare a passo lento con un vecchio a fianco. Così rifiutai senza starci troppo a pensare, presi il casco e uscii di casa, accesi il motorino e partii alla volta della piazzetta dove di lì a poco, come tutti i giorni, mi sarei ritrovato coi miei amici.
Tra una coca cola al bar (in pieno pomeriggio non potevo bere altro che quella, se mi avessero visto con una birra in mano seduto al tavolino, i miei mi avrebbero tritato) e una partita a biliardino passavamo così gran parte del nostro tempo.
Me ne stavo seduto a ridere e cazzeggiare con attorno gli amici, quando l’ho visto arrivare, a passo lento e calmo, un omone di 130 chili, alto, con i capelli completamente bianchi come la neve. Uno sguardo soddisfatto sul suo viso, quegli occhi verdi che hanno sorriso quando hanno incrociato il mio sguardo.
Mi ha fatto un cenno con la testa, mi sono alzato e mi sono avvicinato a lui. Era di poche parole e quando parlava lo ascoltavo sempre con estrema attenzione, mi è sempre piaciuta la sua voce.
“La sai tutta la parte che devi recitare? Tua madre mi ha detto che fra due giorni c’è la recita in teatro. Sono andato a prendere i biglietti, vengo a vederti”.
Non ha neanche aspettato la mia risposta, è entrato al bar, ha bevuto un caffè e se ne è tornato a casa, dandomi una pacca sulla spalla quando è passato vicino al tavolino dove ero seduto, appena fuori dalla porta del bar.
Aveva anche pagato il conto per me ed i miei amici.
È stata l’ultima volta che ho visto mio nonno: due giorni dopo, il giorno che avrebbe dovuto sedersi in platea a guardare la mia recita scolastica, il suo cuore ha smesso di battere mentre era in mezzo alla terra che aveva lavoro per molti anni.
Conservo ancora i due biglietti che aveva comprato per lui e per mia nonna. Sarebbe stata la prima volta che entravano in un teatro.
Sono passati quasi vent’anni da quella volta che mi chiese di fare una passeggiata con lui. So che non se la prese per il mio rifiuto, ma a distanza di tanto tempo mi rendo conto che quel “no” brucia, è un rimpianto che mi accompagna.
Ho imparato molto dal “grande vecchio” (in casa per scherzare lo chiamavamo così) e i suoi insegnamenti, oggi che credo di essere cresciuto un pò, li custodisco con grande affetto.
@immaginoleggero