Una gita da ricordare. Parte prima

“E ti pareva… è sempre l’ultimo! Non solo a consegnare i compiti in classe, ma pure oggi che partiamo per la gita!” fu l’esclamazione quasi unanime degli amici di Vittorio, quando la sua sagoma finalmente sbucò da dietro l’angolo, affannata e impacciata, mentre correva appesantito dal suo trolley verso il pullman. Era rimasto solo lui, infatti, assente all’appello severo chiamato dalla professoressa. E tutti già avevano davanti agli occhi la scena dell’imminente comune rimprovero del malcapitato, essendo ormai scaduto da parecchi minuti l’orario fissato per la partenza.
“Ahò, ma che volete, non mi è suonata la sveglia!!” , fu la sua scontata risposta che tutti si attendevano, del resto. Mentre Vittorio, ancora trafelato e sudato, cercava il suo posto per accomodarsi, i suoi occhi sbirciavano a grande velocità tutti gli altri compagni di viaggio, guardando i loro volti ma cercandone con impazienza solo uno, quello di lei, la donna dei suoi sogni, Isabella, sua compagna di banco. Ahimé, quel giorno Vittorio doveva però accontentarsi, sedendo su un sedile molto distante da lei… Come si dice? “Chi tardi arriva, male alloggia!”.
Aveva pensato per giorni a quel sospirato momento della gita scolastica, progettando che sarebbe stato proprio quello il luogo dove finalmente si sarebbe dichiarato alla sua ambita fiamma. Lui – timidone e sgobbone, studente disincantato, sognatore – in quell’anno scolastico, l’ultimo di liceo, erano mesi che, nel suo intimo, non pensava altro che a lei. Isabella, da par suo, aveva imparato a conoscere meglio il suo amico di banco con un suo mutato atteggiamento. Egli aveva iniziato a cercarla non più solo come compagna di studi, per lo scambio di idee sugli argomenti scolastici o per la collaborazione furtiva nell’elaborazione (o nella scopiazzatura..) dei compiti in classe. Erano cambiate le domande, i modi di guardarla, le loro interlocuzioni. E lei, in verità, lo stava aspettando.
Ma c’era una gita scolastica da onorare, da godere, non erano soli, c’erano tutti gli altri. Ci si doveva divertire ora. E Vittorio per primo voleva farlo. Ma in cuor suo, sapeva di dovere in quei giorni aggiugere l’utile al… dilettevole.
Iniziò proprio lui, suo malgrado, a essere l’oggetto del divertimento degli altri amici, certamente non volendo. Gli capitò di addormentarsi lungo il viaggio appoggiandosi con la testa contro il vetro, sonnecchiando a bocca semiaperta, assorto tra la musica che gli entrava dalle cuffiette, il frastuono del vociare dei compagni e … chissà? il sogno di lei con la quale finalmente poter stare insieme! Uno di essi, attento a quell’atteggiamento buffo, colse la palla al balzo: prese una sigaretta, la accese e la infilò con molto garbo nella sua bocca. Le risate scoppiarono fragorose, allorquando qualcuno lo chiamò, gridandogli: “Vittorio, alzati!!!” … Si svegliò di soprassalto. Aprendo gli occhi spaventato e, d’istinto, chiudendo la bocca, appena in tempo per accorgersi del fumo aspirato, fini per stringere tra i denti e schiacciare in modo maldestro e scomposto la sigaretta fumante, arrossendo e assumendo la figura di chi ci era cascato, riuscendo a malapena a non farsela cadere addosso. Occhiatacce per tutti, fno ad arrivare a incrociare lo sguardo di Isabella, che aveva assistito allo scherzo, divertita ma fino a un certo punto. Nei suoi occhi una leggera rabbia per averlo visto “soccombere” sotto i ghigni e le risate dei “crudeli” amici che avevano beccato proprio lui per ridere… E lui, che le aveva risposto, sempre con uno sguardo rapido ma rassicurante, quasi a dirle: tranquilla, ci rifaremo…
Dopo ore di viaggio, finalmente in albergo, alla reception per ritirare le chiavi delle stanze. Isabella e Vittorio, che lungo il viaggio avevano avuto praticamente zero occasioni per parlare da soli, si ritrovarono ora con gli altri a salire le scale con i rispettivi bagagli per arrivare alle rispettive stanze. In tutta fretta, solo il tempo di chiedersi: “Allora, a che stanza sei finita? Io alla 412, tu?” Isabella gli rispose, con gli occhi radiosi: “Io alla 415… siamo vicini, dai!”.

(to be continued)

Beniamino D’Auria alias @_Belcor_

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