C’è un pericolo quando alcuni desideri si realizzano, la delusione che ne può scaturire una volta che questi si concretizzano. Ciò accade o perché, forse, non sono desideri reali oppure perché non siamo ancora pronti per viverli.
In tutti questi casi bisogna rileggere attentamente i vari passaggi, capire cosa è sfuggito, cosa non combacia.
Spesso si pensa di essere pronti per qualcosa ma la realtà rimette le cose al suo posto, non è ancora il momento, mancano altri passaggi di tempo. Il tempo interiore è diverso da quello esteriore, è evidente: può capitare di essere pronti per qualcosa quando ormai è troppo tardi, quando ormai si sente che può essere inutile. Spesso la nostra voglia di raggiungere alcuni obiettivi ci porta a pensare di essere più avanti di quello che siamo. La realtà non andrebbe mai persa di vista, le cadute possono essere rovinose, si rischia di smarrire il senso reale di quello che siamo.
Molti reagiscono con inusitata aggressività a tutto questo alimentando dentro se stessi un pericoloso senso persecutorio verso l’esterno, verso l’altro, colpevole di rendere i nostri sogni irrealizzabili. Si cerca il colpevole, il responsabile dei nostri fallimenti. È sicuramente più difficile rivolgere lo sguardo all’interno di se stessi per provare a capire cosa non ha funzionato. La distanza tra le nostre aspirazioni, il nostro Io ideale e la nostra reale consistenza, il nostro Io sostanziale, sembra essere il vero problema. Maggiore è la distanza da noi stessi, da quello che siamo realmente. più incorriamo nel rischio di essere infelici. Cosa ci spinge così lontano da noi stessi? Perché rincorriamo aspettative deludenti? Credo che la risposta spesso la possiamo trovare nel nostro bisogno di essere amati, abbiamo paura di non esserlo abbastanza, di non meritarlo l’amore, quindi rimandiamo proiezioni di noi stessi, di come ci piacerebbe che gli altri ci vedessero. In tutti questi casi è inevitabile che maturi dentro di noi un senso di frustrazione, in fondo sappiamo di non poter rispettare le aspettative che creiamo.
Pensiamo invece a Twitter, si può unicamente mostrare il nostro aspetto ideale senza che nessuno possa indagare se sia o meno reale. Si può mostrare l’aspetto che preferiamo senza contaminarlo con altri aspetti della nostra personalità. Più cresce il consenso, maggiore è la convinzione di piacere, più aumenta il consenso più cresce la paura di inficiare l’immagine da noi proposta, quindi si rimane ingabbiati, intrappolati dalle nostre stesse parole. Le gabbie più resistenti le creiamo noi con le nostre stesse mani, difficile tornare indietro da un percorso del genere, difficile fare i conti con una realtà che non ritwitta niente di quello che diciamo anzi, spesso, le nostre parole cadono vuote davanti a muri di indifferenza. Scegliere la realtà è inevitabile, è indispensabile per evitare complesse scissioni, ci piaccia o meno dobbiamo fare i conti con la vita di tutti i giorni dove spesso ci sentiamo invisibili tra gli invisibili.
by – Freud2912
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