Tra le poche cose che ho capito c’è che è viva.
Mettendo assieme i frammenti della telefonata di P compresi che l’aveva scampata bella.
Le forze dell’ordine bloccavano l’accesso alla piazza dove era la villetta. Degli orrori, dicevano le decine di curiosi che parlavano tra loro e con i vigili del fuoco.
È mai possibile che quel giovane carino e simpatico, conosciuto solo pochi giorni prima, fosse così pericoloso? Dopo il primo appuntamento, durato appena un’ora, l’aveva accompagnata sotto casa e si era subito congedato. Un breve sms: “..piacevolissimo aperitivo. Alla prossima..” Garbato, dissi a P quando me lo fece leggere.
Ci si può fidare di uno che mette due puntini sospensivi e non tre?
Ne ridemmo insieme.
Qualche sera dopo arrivò l’invito a cena. Una serata divertente tra spiritosaggini e ricordi d’infanzia. Anche quella volta l’aveva riaccompagnata al portone, indugiando nel congedarla solo il tempo necessario per non dare l’impressione di non gradire la sua presenza. P si era trattenuta sveglia ancora un po’ sul divano, in attesa di un segnale che le confermasse che a lui lei piaceva. Perché a P lui piaceva! Finalmente alle due e trenta della notte il movimento circolare del telefono poggiato sul tavolino la destò da un torpore leggero e disturbato.
“..”
Questa volta i commenti tra amiche non furono concordi sulle effettive intenzioni del pretendente. Ci spaccammo in due schieramenti. Chi affermava che era timido e aveva preferito parlare di altro, pur avendo dato un segnale positivo. Banale. Ha fiducia. Si trova bene e ti rende partecipe della sua vita quotidiana. Io ero nell’altro schieramento. Pensavo fosse scemo o giù di lì. Che c’entrava quel messaggio dopo una piacevole serata. Si era sbagliato? Era destinato ad altri? Bastava un “..che splendida serata abbiamo trascorso..”. Sebbene avessimo discusso la questione a lungo non eravamo giunte a nessuna conclusione. Concordammo solo sul fatto che un altro appuntamento era necessario.
E siamo giunti a oggi.
Non avendo compreso bene cosa fosse successo ma certa ormai che P fosse in Questura, ripresi l’auto e mi diressi verso via Nazionale. Mi dissero che avrei visto la mia amica prima del colloquio con il magistrato di turno.
Quanto la vidi usciva dalla stanza del Capo della Mobile, sorretta da una donna poliziotto; si gettò su di me, mi abbracciò piangendo e disse sono viva per miracolo. Mi chiese di avvertire il fratello.
Si avvicinò il Capo della Mobile e mi raccontò tutto.
Da qualche tempo il tizio era sorvegliato. In un anno sono sparite tre ragazze. L’indagine è stata difficile. Nessun legame tra le vittime, solo la zona che frequentavano. La foto di una scomparsa è stata riconosciuta dal proprietario di un Wine Bar. L’accompagnatore era un cliente abbastanza noto. L’ultima volta che lo videro fummo avvisati. Da quel giorno il nostro sospetto non è stato più perduto di vista. Abbiamo piazzato nella vecchia casa che divideva con la madre, ormai morta da tempo, delle microspie. Aveva una vita apparentemente tranquilla. Rumori comuni, suoni di televisore, radio e stereo. Tipici di un uomo solo. Non mettemmo nulla nel sottotetto. Pensavamo fosse un ripostiglio per cianfrusaglie. Fu per questo che alcuni rumori un poco smorzati non erano stati ben interpretati. E colpi, forse, di piccone o di martello. Quando abbiamo perduto le loro voci e non li abbiamo visti uscire abbiamo capito che la sua amica sarebbe stata la prossima vittima. È nella soffitta lì che abbiamo trovato le altre. Murate nell’intercapedine delle pareti.
Ripensai al messaggio inviato a P dopo l’appuntamento a cena.
“..x montare la finestra sul tetto servono due giorni consecutivi di bel tempo..dovrò tornare qui giovedì, sicuramente il prox we sarà bello e monterò la finestra..questi due giorni ho bucato da sotto il tetto e preparato tutto..sistemata un’infiltrazione sul camino..insomma sono un muratore..”.
L’avevo detto io che non ci si può fidare di uno che mette solo due puntini..
by Sthepezz @Conte27513375