La cucina ha un ruolo molto importante nella mia vita. Ne parlo sul lavoro e con gli amici, a casa è fisicamente il centro intorno al quale ruotano le attività e per quel poco di televisione che guardiamo i programmi di cucina non mancano mai.
Ciò, però, mi porta continuamente a confrontarmi con quella che, se vogliamo, è diventata una mia fissazione.
Innanzitutto, noto che molte persone non distinguano il pesce dai crostacei o dai molluschi. O meglio, quando dicono “pesce”, intendono un po’ tutto quello che c’è nel mare, relitti della Prima e Seconda Guerra Mondiale inclusi. Più o meno come se non distinguessimo tra aerei ed uccelli perché entrambi volano. Eppure tra un Boeing 747 ed un piccione le differenze ci sono, non fosse altro che il primo non ci fa la cacca sulla macchina.
Quando propongo una grigliata di gamberi e mi sento rispondere “Non mangio pesce” mi torna in mente quella volta in cui, dovendo comprare un regalo di compleanno per una ragazza che conoscevo poco, chiamai una persona che pensavo potesse aiutarmi e mi sentii rispondere: “Tieni presente che è una persona molto solare“. E quindi? Prendo un abbronzante? O è una di quelle frasi zen che invitano alla riflessione?
Ok, lo so, sono troppo fiscale e rompipalle: ci sto lavorando e lascio correre.
La mia vera croce è, tuttavia, un’altra. Entrando in un ristorante, soprattutto in località di mare, troverete molto spesso sul menu l’insalata di polipo. Mmmm, che bontà. A patto che andiate ghiotti di meduse o, peggio, di una misticanza di escrescenze dalle quali il cuoco è stato recentemente liberato in ospedale.
Il problema, infatti, è che in generale si fa molta (troppa) confusione tra polpo (Octopus vulgaris) e polipo (Epiactis prolifera). Prima o poi troverò il coraggio di ordinare l’insalata di polipo per poi protestare non appena mi viene servito del polpo. Lo farò, lo giuro sulla ricetta della carbonara.
Nei tanti programmi di cucina si sente ripetere continuamente che bisogna fare attenzione alle materie prime, conoscerle e saperle rispettare. Ma come fanno anche i grandi chef a rispettare il polpo se non lo distinguono dal polipo? Uno strafalcione che si perdona alla proverbiale casalinga di Voghera che cucina per la propria famiglia, ma non a chef stellati che, ritengo, siano persone di una certa cultura.
Perdonatemi, è più forte di me: come fanno a comprendere la biochimica della reazione di Maillard e non distinguere un mollusco da un celenterato? Non è più difficile che distinguere uno che si è dato una martellata sul dito da uno che canta a Sanremo. Oddio, forse ho sbagliato paragone…
Sia come sia, il riassunto di tutto ciò, secondo me, è egregiamente espresso da una battuta molto datata che narra di due amici che parlano tra loro ed uno chiede all’altro: “La sai la differenza tra il water e una padella?“. L’altro ci pensa un po’ e risponde “No“. “Allora mi sa che a mangiare a casa tua non ci vengo!“.
Buon appetito 🙂
Lello
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