Nel corso del tempo ho passato in quel garage ore ed ore a guardare personaggi di ogni genere arrivare o andare via su motociclette di ogni tipo, ma il mio amore e la mia passione per le Harley superava tutto. Ho imparato a fare piccoli lavoretti di manutenzione sui motori, mi hanno insegnato a guidare le due ruote e poi è arrivato il momento di percorrere finalmente da solo quella Statale 17 in sella. Quel giorno mi sono sentito libero, stavo bene, avevo quello che volevo: una moto e una strada dritta e lunga.
I bikers che arrivavano nel garage di Luca capivano la mia passione e comprendevano il mio sogno, perché era esattamente quello che avevano avuto loro prima di me.
E col passare degli anni, la vita continua. Luca ormai non c’è più, dal cancello della villetta però continuano ad entrare e uscire i motociclisti che periodicamente passano per un saluto. Anche io lo faccio ogni volta che posso e ogni volta si ripete una scena che ormai è un rito: entriamo nel garage, sul cavalletto c’è la vecchia e bellissima Norton Commando blu di Luca, mi ci siedo sopra, accendiamo lo stereo, parliamo di tutto e dei ricordi bevendoci una birra e fumando una sigaretta dietro l’altra. Sembra sia una specie di richiamo perché succede sempre che in quel momento arrivi uno dei vecchi amici, quelli che mi hanno praticamente visto crescere tra i pezzi di ricambio e il rock, tra l’odore della benzina e le loro motociclette.
Sul muro c’è ancora quella polaroid, quella che mi è stata scattata la prima volta che ho messo piede lì dentro. È sbiadita, un po’ ingiallita dal tempo ma sta lì per un motivo ben preciso. Dopo quasi trent’anni sta lì perché, insieme a quel tratto di strada della Statale 17, ricorda a me che ho ancora un sogno da realizzare e agli altri che non importa quanto tempo passi, i sogni vanno tenuti in vita.
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