Ci stavo ragionando su quando ho fatto volare il pallone sul balcone al primo piano, la signora me lo ha ributtato giù ed ecco l’idea…
Mi sono piazzato ad una decina di metri dal cancello, era alto pareva insormontabile, ma dopo un paio di calci schifosamente penosi sono riuscito nel mio intento. Il pallone ha superato in altezza l’ostacolo ed è atterrato nel cortile. Poi è stato un attimo, il ditino da bimbo che suona al citofono, il cancello che si apre, il padrone di casa con la palla tra le mani.
È stata questione di mezzo secondo, la voce mi uscì dalla bocca senza che neanche me ne accorgessi: “posso vedere la moto che è arrivata prima?”. Luca, il padrone della villetta, è scoppiato a ridere, mi ha preso per mano e mi ha portato nel garage.
Chino sulla moto c’era il tizio che l’aveva portata dentro, aveva le mani sporche di grasso e stava armeggiando con dei pezzi che aveva smontato. Sono rimasto lì imparato ad ammirare lo, spettacolo di quei due tizi che facevano a pezzi e poi rimontavano la moto.
Il garage era pregno del pungente odore della benzina, da una piccola radiolina posata sul bancone degli attrezzi usciva musica a tutto volume, c’erano pezzi di moto ovunque… Luca era sparito per un attimo e quando è tornato aveva in mano una macchina fotografica Polaroid. Mi ha preso in braccio, mi ha messo sull’enorme sella della moto che in rilievo sul serbatoio aveva la scritta Harley Davidson e mi ha scattato una fotografia. Appena si è asciugata ci ha scritto su il mio nome e la data, primo agosto 1988, poi l’ha attaccata al muro del garage in mezzo ai poster delle moto e dei gruppi rock.
Ero contento, in quel momento ero il pischello più felice del mondo.
(to be continued)
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